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Chiudono 7 imprese al giorno nell’anconetano

Nonostante alcuni segnali positivi, la crisi economica è ancora lontana dall'essere superata

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lavoro, occupazione, edilizia

Lo scorso anno nella provincia di Ancona hanno chiuso ben 7 imprese al giorno (agricoltura esclusa) e nel capoluogo, tra commercio e artigianato, a chiudere i battenti sono state quasi due imprese al giorno.

Sono molto preoccupato – dichiara Andrea Riccardi, segretario della Cna di Ancona – : anche se nel 2014 il saldo tra chi ha aperto e chi ha cessato è stato positivo (+185 imprese nella provincia e +50 imprese ad Ancona), i numeri reali sono impietosi. A livello provinciale, le imprese aperte sono state 2.667, mentre quelle chiuse, tra le quali ci sono molte attività storiche oltre che imprese giovani, ben 2.482. Tra i settori che hanno maggiormente sofferto: commercio, manifatturiero, edilizia, alloggio e ristorazione“.

Dallo studio emerge che nel 2014 la manifattura della provincia perde 279 imprese (legate al settore tessile, meccanica, plastica e legno), mentre nel comune di Ancona a fronte di 24 nuove iscrizioni, le cessazioni sono state di 38 unità (con un saldo negativo di –14); il settore alloggio e ristorazione perde nella provincia ben 215 unità a fronte di sole 113 nuove aperture (saldo –102) e quello dell’edilizia a livello provinciale conta un saldo di –80 imprese.

Nonostante la richiesta di requisiti specifici e di investimenti economici – precisa Riccardi – per sfuggire allo spettro della disoccupazione o per inserirsi in un mercato affascinante e a contatto con il pubblico, nel corso degli ultimi anni in molti hanno deciso di aprire un bar o un ristorante. Per questo motivo, il settore dei pubblici esercizi, dopo un picco di aperture, ha registrato un elevato numero di cessazioni, anche nel capoluogo dorico (24 aperture e 43 chiusure con un saldo –24 unità)“.

I dati elaborati dalla Cna distinguono il settore del commercio (dettaglio e ingrosso) da quello dell’artigianato: ad Ancona nel 2014 il saldo è negativo e raggiunge il centinaio di imprese.
Ad essere colpite non sono solo le imprese storiche che hanno contribuito a definire l’identità del territorio, ma anche quegli imprenditori che, dopo avere aperto da pochi anni, si sono saputi distinguere per idee nuove e per innovazione, ma che si sono trovati ad affrontare un mercato rigido e in crisi. Per questo motivo, si chiede che le istituzioni nazionali diano nuovi impulsi per rilanciare i consumi, allentino la stretta burocratica e contribuiscano a migliorare l’accesso al credito. A livello locale si devono invece trovare le modalità per incentivare i giovani ad avviare attività innovative, aiutare chi fa impresa da una vita a reggere l’urto di una crisi che ha stravolto l’intero paese e investire sulla città, sul territorio e sul turismo per dare una nuova immagine ad Ancona come un grande capoluogo di regione“.

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