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Porto di Ancona, stabilito l’abbattimento dei silos alla scadenza delle concessioni

Fondamentale sarà la tutela delle 12 persone occupate negli impianti

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Conferenza Stampa al porto di Ancona

Il 31 dicembre 2019 scadranno le concessioni alle società Silos Granari della Sicilia srl e Sai srl che gestiscono i silos utilizzati per i traffici dei cereali nella darsena Marche dell’area commerciale del porto di Ancona.

Su queste concessioni e sull’utilizzo degli spazi portuali su cui sono situati i silos, 34 quelli di Silos Granari Sicilia, alti 20 metri, 12 quelli di Sai con un’altezza di 44 metri, è stato approvato all’unanimità dal Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale un indirizzo sulla futura destinazione dell’area che, nel complesso, ha una superficie di 33 mila metri quadrati.

Con le società concessionarie degli impianti, l’Autorità di sistema portuale, alla sottoscrizione delle concessioni a gennaio 2016, s’impegnò a comunicare 18 mesi prima della scadenza le proprie valutazioni sulla futura destinazione di queste aree demaniali che sarà definita nel nuovo Piano regolatore portuale. Diversi gli elementi che sono stati presi in considerazione dal Comitato di gestione per esprimere la valutazione.

In primis, è stata valutata l’esigenza complessiva dello scalo di disporre di spazi adeguati e sufficientemente dimensionati per sviluppare le tipologie di traffico che caratterizzano lo scalo. Questa esigenza troverà una risposta nel prossimo Piano regolatore portuale che dovrà tenere conto anche del nuovo dinamismo rispetto alla trattativa sull’area ex Bunge, ulteriori 49 mila metri quadri di area industriale dismessa, strategicamente importante in un porto alla continua ricerca di spazi.

Il Piano regolatore comunale prevede la demolizione dei silos, che nel frattempo possono essere solo oggetto di interventi di manutenzione e conservazione. Si è stimato che sarebbero necessari interventi manutentivi onerosi, equivalenti o forse superiori alla costruzione di nuovi impianti. Questi impianti, costruiti negli anni ’60, hanno bisogno di manutenzione straordinaria che una valutazione effettuata da qualificata società ha stimato essere pari a circa 7 milioni di euro.

Il piano cerealicolo nazionale del ministero delle Politiche agricole e forestali del 2016 prevede, tra l’altro, la necessità di razionalizzare i flussi logistici, di dismettere i centri più obsoleti, per ragioni logistiche, ambientali e igieniche, e di ammodernare le strutture di ricezione del prodotto e dei sistemi di stoccaggio.

Inoltre, l’analisi dei dati tra il 2010 ed il 2017 rispetto alla portualità adriatica ha evidenziato la sempre maggiore concentrazione del traffico negli scali di Ravenna (1,9 milioni di tonnellate nel 2017) e Bari (1,6 milioni di tonnellate nel 2017). In confronto, il porto di Ancona ha movimentato 217 mila tonnellate, con un trend negativo rispetto al 2016. Dal 1 gennaio ad oggi sono state movimentate solo 18.314 tonnellate.

Alla luce di tali aspetti, il Comitato di gestione ha deciso che eventuali domande di concessione che dovessero pervenire rispetto agli impianti in quesitone non potranno essere valutate positivamente.

Fondamentale, in qualsiasi ipotesi verrà percorsa, sarà la tutela delle 12 persone occupate negli impianti. L’Autorità di sistema portuale, in accordo con le parti sociali, adotterà tutte le azioni necessarie per favorire il riassorbimento dei dipendenti anche presso altre imprese che operano nel porto anche attraverso riconversione e formazione come previsto anche previsto dal “Protocollo per la tutela del lavoro nel porto di Ancona”, sottoscritto nel 2016. Sarà anche posta forte attenzione alla tutela del lavoro delle persone occupate nell’indotto.

Le linee di indirizzo approvate dal Comitato di gestione delineano un processo di trasformazione degli spazi portuali essenziale per assicurare competitività e aumento dell’occupazione. Un percorso in cui amministrazioni, imprese, comunità sono chiamati ad essere protagonisti. L’Autorità di sistema continuerà a perseguire l’obiettivo di gestire il cambiamento che deriva da tale trasformazione sempre nell’ottica degli interessi generali, soprattutto per favorire la creazione di iniziative imprenditoriali e la nascita di nuovi posti di lavoro.

Da Porto di Ancona

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