Tintolavanderie: crollo del 36% negli ultimi 10 anni
CNA: “La crisi del settore aggravata dalle lavanderie self service che non rispettano le regole dell’attività di tintolavanderia configurando un esercizio abusivo della professione”
Il settore delle tintolavanderie versa da tempo in una situazione di crisi: negli ultimi dieci anni le aziende attive sono calate del 36% (da 22.600 censite nel 2001 a 14.500 nel 2009) con una forte diminuzione del numero degli addetti (da oltre 45.000 a circa 30.000 unità).
Anche nella nostra provincia si registra un andamento pesantemente negativo: nello stesso periodo il saldo tra nuove iscrizioni e cancellazioni all’Albo artigiani di questo tipo di attività è di –68 imprese (su un totale di circa 160 lavanderie artigiane ad oggi attive).
L’allarme è lanciato dal responsabile provinciale Cna Servizi alla Comunità Fausto Bianchelli, che punta il dito contro un ulteriore fenomeno che ultimamente va ad aggravare la situazione del settore: “Ci riferiamo al diffondersi, anche nel nostro territorio, delle lavanderie self-service. Tali attività sono caratterizzate da spazi allestiti con lavatrici ad acqua professionali ed essiccatoi che devono essere utilizzati direttamente dalla clientela che acquista in loco appositi gettoni. Il meccanismo è analogo agli autolavaggi self-service”.
Bianchelli chiarisce che “La Cna non ha nulla in contrario rispetto all’esercizio regolare di questo tipo di attività imprenditoriale ed al diffondersi di questa tipologia di servizi, ma il problema si presenta quando alcune di queste lavanderie cosiddette self-service mettono in atto comportamenti che configurano un esercizio abusivo e fuori dalle regole dell’attività di tintolavanderia. A volte, purtroppo, l’esercizio di detta attività si discosta dal modello descritto: nelle lavanderie self-service, infatti, è spesso presente un addetto, spesso senza alcuna qualificazione e professionalità, che fornisce assistenza e servizi alla clientela, proponendo, ad esempio, i servizi di stireria e di ritiro e consegna capi presso il domicilio dei clienti. In questi casi, purtroppo documentati, non è più possibile parlare di self-service ma deve configurarsi un’attività artigianale come le altre e, dunque, devono essere rispettate tutte quelle regole ed adempimenti che le attività tradizionali sono chiamate ad ottemperare, pena pesanti sanzioni: ci riferiamo alle norme di tutela ambientale, alle norme igieniche, di tutela della sicurezza dei lavoratori, agli adempimenti previdenziali ed assicurativi, alla qualificazione professionale, ecc.”
Questa segnalazione muove dalla ferma politica di contrasto della Cna al lavoro irregolare ed a comportamenti sleali, lesivi della concorrenza, che danneggiano pesantemente le attività artigianali e le piccole imprese rispettose delle regole, soprattutto in un momento di grave crisi economica come quello in corso.
“Tali fenomeni accadono – dice Bianchelli – perché c’è un vuoto legislativo in merito, o quantomeno una non chiara definizione normativa. Per questi motivi la Cna ha inviato una lettera di denuncia di questa situazione, al Ministero dello Sviluppo Economico ed a tutti i Presidenti delle Regioni, compreso il Presidente Spacca, in cui si chiede un intervento normativo chiarificatore ed urgente in merito. La Cna Provinciale di Ancona e Cna Marche si impegnano a incalzare la Regione Marche su questo tema ed, al contempo, vigileranno sul territorio e segnalando agli organi di controllo situazioni documentate di attività irregolari”.
dal CNA Ancona
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