Marche, a Montalto il primo Ecomuseo dei Vissuti e dei Saperi dei Monti Sibillini
A Montalto di Cessapalombo è stato aperto nelle Marche il primo Ecomuseo dei Vissuti e dei Saperi dei Monti Sibillini che, diversamente dai tradizionali musei, non privilegia collezioni che appartengono al passato, ma, attraverso la sua peculiare struttura dinamica, pone al centro i valori ambientali e culturali dell’attuale patrimonio presente nei territori e nelle comunità localidei Monti Sibillini.
Gli Ecomusei in Italia sono un punto di unione tra esperti sulla biodiversità del territorio e sull’evoluzione del paesaggio nel corso della storia, e gli anziani delle comunità locali, per raccogliere, conservare e valorizzare l’eredità del territorio, ovvero tutto ciò che ci identifica come abitanti di quel luogo con la sua natura, i suoi oggetti e le sue tradizioni.
Sul territorio marchigiano l’iniziativa è stata avviata ad ottobre del 2008, e nasce attraverso la collaborazione e l’accordo siglato tra l’Ente Nazionale dei Monti Sibillini, la Comunità montana dei Monti Azzurri, i Comuni di San Ginesio e Cessapalombo, la Società Agricola “La Quercia della Memoria” e il WWF Italia. Non è solamente un patto di istituzioni, perché l’Ecomuseo vuole rappresentare quell’ insieme di regole non scritte con cui una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio.
Il responsabile nazionale Policy Biodiversità, Aree Protette ed Agricoltura del WWF Italia, Franco Ferroni, in un’intervista di ecologiae.com, afferma “L’Ecomuseo dei Vissuti e dei Saperi dei Monti Sibillini è un ulteriore esempio di come la Politica Agricola Comune, attraverso l’Asse Leader del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Marche, può contribuire alla conservazione delle comunità rurali”.
L’Ecomuseo infatti promuove principalmente la realizzazione della Strategia Nazionale Biodiversità e della Convenzione Europea del Paesaggio attraverso la sperimentazione e l’applicazione di metodiche di eco-sistema volte alla conservazione e alla valorizzazione del paesaggio e delle biodiversità, recuperando quei saperi tradizionali legati all’ambiente ed alla sua storia sul territorio.
Se l’estinzione di tantissime specie vegetali e animali italiane si deve molto alla perdita di antichi saperi e memorie di anziano che sapevano rispettare e curare l’ambiente in cui si viveva, c’è da augurarsi che ogni paese, ogni città abbia presto un Ecomuseo che unisca passato e presente, giovani e meno giovani affinché non si perda del tutto il rapporto con la terra del luogo e la sua natura spontanea continuamente minacciata dall’inquinamento, e dalla logica dei grandi mercati.
Basti pensare che secondo un rapporto presentato in occasione della Giornata della Salvaguardia del Creato promossa dalla Coldiretti a Castelgandolfo il 18 settembre scorso, in Italia sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro passando da 8000 varietà di frutta nel secolo scorso, a meno di 2.000, e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa.
Non solo. Secondo dati Eurostat persi anche una trentina di razze di animali domestici, tra cui cinque tipologie di bovini, dieci tra pecore e maiali e tre caprini, con altre settantuno a rischio estinzione.
Il che non solo riduce la scelta a tavola con la perdita dei sapori e dei prodotti legati ad un territorio, ma – sostiene la Coldiretti – “si perde un patrimonio importante di biodiversità e con esse parte dell’identità ambientale e culturale di un territorio”.
Monica Martinuz
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