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Jesi, inaugurata a Palazzo Bisaccioni la mostra sull’evoluzione della ferita

Quindici le opere in mostra che ripercorrono secoli di rappresentazioni artistiche

Palazzo Bisaccioni a Jesi

La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi in collaborazione con il Museo Diocesano di Jesi, ha scelto per la sua mostra invernale il tema della ferita, proponendo un percorso espositivo essenziale e al tempo stesso di forte impatto. Coprendo un arco cronologico dall’arte medievale a quella contemporanea, l’esposizione è costituita da 15 opere di Francesco e Giuliano da Rimini, Nicola di Maestro Antonio, Lorenzo de Carris, Lucio Fontana, Alberto Burri, Maria Lai e Ettore Frani.

La mostra dal titolo La ferita, tra umano e divino. Arte antica e contemporanea a confronto. Da Francesco da Rimini a Lucio Fontana, realizzata con prestiti di importanti istituzioni italiane, vuole riflettere su un archetipo della storia dell’Occidente – la ferita – secondo un approccio interdisciplinare, senza il quale si rischierebbe di restare in un ambito puramente estetico.

Di fatto, nel mondo occidentale la ferita ha da sempre costituito un fil rouge in grado di interpretare una dimensione fondamentale dell’uomo. Quale emblema della fragilità umana, la ferita-squarcio introduce infatti la dimensione del dolore fisico, tanto rifuggito dalla società contemporanea, quanto connaturato alla vita con forza e insistenza sin dal momento della nascita.

Se a livello esistenziale la ferita richiama la sofferenza, dal punto di vista simbolico essa si presenta come fenditura, come passaggio a un oltre con cui dare nuova luce al senso più profondo della vita umana. La ferita può così trasformarsi in apertura al mistero, in occasione perché ci schiudiamo al mondo intorno a noi, agli altri e all’assoluto.

In una continua dialettica tra umano e divino, alcune ferite hanno segnato in maniera paradigmatica la cultura, la spiritualità, le modalità stesse con le quali l’Occidente ha compreso sé stesso. Alcune ferite hanno tracciato un itinerario simbolico, dallo squarcio del velo del Tempio di Gerusalemme alle piaghe di Cristo in croce sulle quali ha
profondamente meditato la tradizione cristiana.

La mostra racconta la ferita di Cristo attraverso alcuni capolavori di arte medievale e rinascimentale: dalla Crocifissione con Vergine Annunciata di Francesco da Rimini alla Crocifissione di Lorenzo de Carris detto il Giuda, dal Volto di Cristo di Giuliano da Rimini al Cristo morto nel sarcofago sorretto da due angeli di Nicola di Maestro Antonio.

Alle opere citate se ne affiancano altre, sia pittoriche che scultoree, di artisti minori ma non per questo meno apprezzabili, per delineare un percorso in cui la ferita, pur nella sua tragicità, diventa luogo di bellezza artistica, estetica, esistenziale e teologica.

Anche nella modernità, in una prospettiva puramente laica, la ferita ha ispirato artisti come Lucio Fontana, dove il taglio diventa l’accesso a un oltre che attende di essere esplorato. La tela subisce una lacerazione volontaria da parte dell’artista, nel momento stesso in cui sembra fendersi irreparabilmente la materia si costruisce una nuova dimensione, un anelito verso l’infinito, il mistero della terza dimensione che si affaccia alla realtà.

Alberto Burri e Maria Lai hanno poi declinato la ferita come oggetto di ricucitura e di ricomposizione, per creare nuove armonie, inedite relazioni, intensi legami concettuali. Nelle opere di Burri la povertà dei materiali utilizzati contiene dignità di significato e la scelta della tecnica rappresenta una catartica riformulazione del dolore che lavorato, bruciato, fuso, cucito, assemblato, ri-plasmato dona alla materia una nuova veste.
Maria Lai ha concentrato sul gesto del tessere il cuore della sua poetica artistica. Il filo nelle opere è estensione dell’essere umano, prolungamento, quel tendere verso l’altro da sé. Il suo legare non è mai stringere ma collegare, creare reti, ponti come le opere presentate dimostrano.

Infine, all’artista contemporaneo Ettore Frani è stata commissionata un’opera appositamente creata per l’occasione, interpretata dall’autore attraverso un intenso e drammatico chiaroscuro. Frani rappresenta il punto di vista del presente, l’artista che si confronta con l’archetipo della ferita per restituirci una visione trasfigurata del tema che tende all’ineffabile.

La mostra ha l’intento di riflettere sulla finitezza umana come possibile varco verso un oltre, affinché le ferite si trasformino in passaggio che ci apre nella fiducia al mondo, agli altri, all’assoluto.
Catalogo a cura di Silvana Editoriale.

 

LA FERITA TRA UMANO E DIVINO

Arte antica e contemporanea a confronto da Francesco da Rimini a Lucio Fontana
a cura di Andrea Dall’Asta e Sara Tassi
30 novembre 2019 – 29 febbraio 2020
Inaugurazione sabato 30 novembre ore 18
Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi
Palazzo Bisaccioni – Piazza Colocci 4 -Jesi (AN)
Progetto sostenuto dalla Fondazione Cariplo
Con il patrocinio di MIBAC, Regione Marche, AMEI
Ingresso libero
Orari di apertura: lunedì – domenica 9:30-13:00 / 15:30-19:30
Visite guidate gratuite su prenotazione
Tel 0731 207523 – email info@fondazionecrj.itwww.fondazionecrj.it

Opere in mostra

– Scultore umbro (Maestro di Roncione?), Cristo deposto, prima metà sec. XIII, legno
scolpito e dipinto, Museo Diocesano di Jesi (AN);
– Giuliano da Rimini, Volto di Cristo, 1320, tempera e oro su tavola, Museo della Città di
Rimini (RI);
– Francesco da Rimini, Crocifissione, Vergine Annunciata, prima metà sec. XIV, tempera
e oro su tavola, Galleria Nazionale delle Marche di Urbino (PU);
– Nicola di Maestro Antonio, Cristo morto nel sarcofago sorretto da due angeli, 1487
circa, tempera su tavola, Musei Civici di Palazzo Pianetti di Jesi (AN);
– Lorenzo De Carris detto il Giuda, Crocifissione, sec. XV, tempera su tavola, Museo
Piersanti di Matelica (MC);
– Anonimo, Annunciazione, 1596, tempera e oro su tavola, chiesa Collegiata SS.
Annunziata di Montecarotto (AN);
– Anonimo, Cristo morto, sec. XVII, legno policromo, Museo Diocesano di Jesi (AN);
– Alberto Burri, Composizione, 1954, sacco, combustione, olio su tela riportato su
cartone, Museo Palazzo Ricci di Macerata (MC);
– Lucio Fontana, Concetto Spaziale – Attesa, 1960, tecnica mista su tela, Museo del
Novecento di Milano (MI);
– Lucio Fontana, Concetto Spaziale – Attese, 1964, idropittura su tela, Fondazione Intesa
San Paolo di Vicenza (VI);
– Alberto Burri, Nero Cellotex, 1968, acri vinilico su cellotex, Fondazione Intesa San
Paolo di Vicenza (VI);
– Maria Lai, Libro oggetto, 1978, tecnica mista, Pinacoteca F. Podesti di Ancona (AN);
– Maria Lai, Pagine cucite, 1981, filo di cotone e cartoncino, MART di Rovereto (TN);
– Maria Lai, Senza titolo, 1987, filo su tela, MART di Rovereto (TN);
– Ettore Frani, Aperta, 2019, olio su tela, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi (AN).

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