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Spacca interviene sull’alluvione che colpì le Marche un anno fa

Un anno fa l’alluvione. Una bomba d’acqua si è abbattuta sulla nostra regione provocando tre vittime, devastando interi territori, causando danni per centinaia di milioni di euro. Agricoltura, imprese, edifici pubblici e strutture private in ginocchio. Domani ricorderemo quel drammatico evento che, a distanza di un anno, attende ancora l’annunciato riconoscimento finanziario da parte dello Stato.


La storia di questi 12 mesi è costellata di ingiustizie e di “dure prese di posizione”. L’alluvione delle Marche è passata alla storia come la prima per la quale è stata applicata la cosiddetta “tassa sulle disgrazie”: il famigerato articolo 2 della legge 10/2011 che impone alla Regione di deliberare aumenti fino al massimo consentito dei tributi in caso di dichiarazione dello stato di emergenza.

Un’ingiustizia che unisce al danno la beffa, in un momento particolarmente difficile quale la gestione di una calamità: prima di allora lo Stato sosteneva finanziariamente le comunità colpite; ora, questo onere veniva accollato sulle casse della Regione, obbligata a scaricarne il peso sui cittadini per poter sperare di ricevere un aiuto dal Governo.

Cosa che poi non è accaduta per l’alluvione delle Marche: la Regione si è vista costretta ad aumentare di 5 centesimi al litro l’accisa sui carburanti perché, per legge, solo così era possibile accedere al Fondo nazionale di protezione civile, poi dallo Stato non è arrivato nulla. A distanza di un anno e con una serie infinita di incontri a Roma, energiche sollecitazioni rivolte ai massimi esponenti del precedente e dell’attuale Governo, neanche un centesimo è stato riconosciuto alle Marche per l’alluvione del marzo 2011.

Nessuna risorsa è arrivata, ma la nostra regione ha comunque vinto ugualmente una grande battaglia di civiltà e di giustizia. Infatti, la Regione Marche ha percorso le vie legali perché venisse cancellata la “tassa sulle disgrazie”. Con il supporto dell’autorevole consulenza del costituzionalista Valerio Onida, le Marche hanno presentato ricorso alla Consulta contro il Milleproroghe, ottenendo una sentenza storica, di cui beneficeranno anche altre Regioni che nel frattempo sono state colpite da calamità naturali.

Ci è voluto un anno, ma alla fine, il 16 febbraio scorso, la Corte costituzionale ci ha dato pienamente ragione, dichiarando l’incostituzionalità della “tassa sulle disgrazie” e la norma che consente l’utilizzo del Fondo nazionale di Protezione civile solo dopo che la Regione fa fronte alle spese aumentando i propri tributi fiscali.

Questa sentenza è uno spartiacque nei rapporti tra Stato e Regioni, perché ristabilisce il principio di solidarietà e leale collaborazione tra le Istituzioni, richiamando ad una maggiore responsabilità il Governo centrale verso le comunità locali. Viene dunque riconosciuto il diritto dei marchigiani al sostegno dello Stato per l’alluvione dichiarata emergenza in forma solenne dal Consiglio dei Ministri. Ora siamo anche nella possibilità di ritirare l’aumento di 5 centesimi sui carburanti: lo faremo sicuramente per il 2013 e probabilmente già da quest’anno.

Resta però apertissima la questione più importante: le risorse per far fronte alle spese di somma urgenza, considerando che sarà impossibile avere il ristoro completo dei danni che ammontano a 470 milioni. Il prefetto Franco Gabrielli si è detto recentemente disponibile ad anticipare con il Fondo della Protezione civile 50 milioni di euro e di questa disponibilità è stato interessato il Governo Monti nella persona del ministro dell’Interno Cancellieri che tre settimane fa ci ha assicurato il proprio sostegno.

La Regione, però, non vuole più solo parole, ma soprattutto fatti. Lo pretende per rispetto della propria gente, perché quella delle Marche non sia più un’alluvione dimenticata. Per il Governo regionale, non lo è e non lo sarà mai.

da Regione Marche

Redazione Ancona Notizie
Pubblicato Venerdì 2 marzo, 2012 
alle ore 12:01
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