La vicenda era chiarissima. Quando c’erano le condizioni per poter fare la centrale di produzione elettrica la Giunta Spacca non ebbe il coraggio di prendere decisioni, perché condizionata dall’estrema sinistra. Quando c’era da decidere in fretta sul rigassificatore, ancora una volta tutto il centro sinistra si è schierato contro.



Ma un’azienda non può stare in piedi se non ha i conti economici in ordine. L’Api è in perdita da almeno due anni e quindi oggi chiude. E in queste condizioni non ha più senso neanche riaprire la raffinazione perché ormai la produzione di benzina se non è associata ad altre produzioni, costa di più che farla venire già raffinata dall’estero.

Cosa diversa era la battaglia che noi abbiamo fatto per la sicurezza sulla vita dei lavoratori e le condizioni di lavoro ed ambientali che in passato non c’erano. Poi l’Api ha investito alcune decine di milioni di euro in sicurezza e miglioramenti ambientali e da quel momento occorreva dare subito il via libera alle nuove attività. Se non cambia qualcosa il futuro della produzione industriale dell’Api è inesistente e se non si valuta un piano industriale intelligente finisce che non si salvano neanche le ultime 100/150 unità di lavoratori.

Io consiglierò ai lavoratori che finiranno disoccupati di presentarsi per la spesa a casa degli esponenti della sinistra che hanno sempre boicottato l’attività produttiva. Saranno loro a dover pagare la spesa, le bollette, i vestiti di chi ha perso lavoro. I nomi e cognomi li conoscono tutti, hanno raggiunto il risultato e adesso ne paghino le spese.

da Carlo Ciccioli
vice coordinatore regionale PdL