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Ancona e Sirolo, tre gli appuntamenti con Archeo.s festival

Tetaro StabileMarche, Abruzzo, Puglia, Croazia, Albania e Grecia  si incontrano sui palcoscenici di Archeo.s Festival in una partitura fatta di danza, teatro, musica, circo e arti visive: 14 debutti si alternano nelle suggestive location dell’Anfiteatro Romano, Mole Vanivetelliana di Ancona e l’Area archeologica dei Pini di Sirolo.



Il Teatro Stabile delle Marche, il Comune di Fier (Albania), il Comune di Pazin (Croazia), il Comune di Igoumenitsa (Grecia), la Regione Abruzzo, il Teatro Pubblico Pugliese (Lead Beneficiary) sono i partner che hanno sviluppato e partecipato al progetto europeo biennale Archeo.S System of the Archeological Sites of the Adriatic Sea cofinanziato dal Programma di Cooperazione Transfrontaliera Cross-Border Cooperation IPA-Adriatico.

Venerdì 6 luglio (repliche il 7 alle ore 19.30 e l’8 luglio alle 21.30) tre gli appuntamenti con Archeo.s festival: al Teatro Studio alla Mole alle 19.00 il Teatro Stabile delle Marche in collaborazione con Belteatro presenta La dodicesima notte o quel che volete, di William Shakespeare con la regia di Valentina Rosati, il disegno luci è di Camilla Piccioni, le scene e costumi sono di Marianna Peruzzo. Le scene sono ideate e realizzate in collaborazione con L’Accademia di Belle Arti di Macerata – Dipartimento di Scenografia, Professor Enrico Pulsioni e Professor Pierfrancesco Giannangeli. In scena: Vincenzo Giordano, Barbara Ronchi, Daniele Sala, Elisa Di Eusanio, Elsa Bossi, Simone Francia, Lino Musella, Gabriele Portoghese. Lo spettacolo proseguirà le repliche anche oltre le date del Festival dal 10 al 22 luglio (escluso il 19 luglio – per gli orari telefonare al TSM).

Viola, naufragata in Illiria, è convinta di aver perso per sempre nel gorgo del mare Sebastian, suo fratello gemello. Travestendosi da maschio, sotto il nome di Cesario, serve il duca Orsino, pazzamente innamorato della contessa Olivia, la quale, a sua volta s’innamora di Cesario. Fin qui, tutti gli ingredienti per una perfetta commedia degli equivoci. Ma La dodicesima notte è molto di più. Si tratta, semmai, di una commedia ambigua in cui tutto quello che è, non è. E quello che non è, è. Al solito Shakespeare mette in campo (in questo caso con suadente leggerezza) la complessità umana e le sue contraddizioni, giocando con il teatro. Così i personaggi e la vicenda sembrano sfuggire a qualsiasi categoria semplicistica o di genere.

Ecco che il sottotitolo sornione dell’opera, quel che volete, assume un significato strutturale. D’altra parte la dodicesima notte è l’Epifania (la dodicesima notte dopo il Natale), eppure dell’Epifania, nel testo, non c’è traccia. L’amore di Orsino per Olivia è un amore idealizzato, estetizzato, vicino alla nevrosi, un amore per l’amore, per sé, più che per l’altro. Un amore recitato? Un pretesto? Il rigido lutto di Olivia cede il passo ad un’improvvisa passione per Cesario e finiamo per sospettare che quel lutto sia anch’esso recitato, un pretesto per sbarazzarsi delle scocciature sentimentali di Orsino. E Viola? Perché Viola si finge maschio? Perché non vuole far sapere chi è? Questo atto gratuito sembra il pretesto massimo, quello che metterà in moto tutta la vicenda e il meccanismo teatrale.

E il teatro (una prospettiva innaturale che è e non è, parafrasando Shakespeare) in questo caso è l’Illiria, un luogo in cui le persone non si accorgono di essere personaggi, un luogo sulle cui sponde è più facile ritrovarcisi dopo un naufragio, che semplicemente approdando. Un luogo, cioè, molto lontano dalla quotidiana realtà. In Illiria si sprecano i vizi, le pose, i bagordi e i passatempi. Tutti i personaggi, cercando di colmare un bisogno che hanno, rasentano la follia. Così, a volte, questa commedia rischia di diventare una tragedia. Scavalcando la logica dei generi, tutti i personaggi che paiono più innocui potrebbero rivelarsi crudeli, e viceversa. Chi è più ambizioso tra il cinico Malvolio e la spietata Maria? Sir Toby, l’abile manovratore di Sir Andrew (un imbecille), non è a sua volta manovrato da Maria? In tutto ciò Feste, il buffone, pare essersi  stancato del proprio ruolo e addirittura del linguaggio.

Dalle note di regia di Valentina Rosati: “Ancora una volta Shakespeare sembra averci suggerito che non esiste un unico punto di vista dal quale osservare l’esistenza. Forse siamo rinchiusi in una stanza buia, come Malvolio. O forse, come dice padre Topas/Feste, non c’è oscurità tranne l’ignoranza nella quale Malvolio, e tutti noi, siamo avvolti. Nulla che è così, è così”.

A seguire alle ore 21.30 all’anfiteatro romano va in scena La Parola padre prodotto dai Cantieri Teatrali Koreja e finanziato dal Teatro Pubblico Pugliese, la drammaturgia e regia sono di Gabriele Vacis, la scenofonia e gli allestimenti di Roberto Tarasco,  il coordinamento artistico è a cura di Salvatore Tramacere, Carlo Durante è l’assistente alla regia. In scena: Irina Andreeva, Alessandra Crocco, Aleksandra Gronowska, Annachiara Ingrosso, Maria Rosaria Ponzetta, Simona Spirovska. Sei ragazze. Sei giovani attrici selezionate durante un giro di seminari nell’Europa centro orientale. Sei giovani donne si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente. Quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Annachiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tre sono italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone. Tutte parlano più o meno inglese. Quali sentimenti coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano attraverso una lingua comune superficiale?

Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? E, soprattutto hanno una storia comune da raccontare? Immagini, danze, musiche, racconti che frullano identità impossibili, mobili, fluide. Scintille di senso imprevedibili. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri. Dalle note di regia di Gabriele Vacis: “Con le sei ragazze ho fatto lunghe interviste che ho ripreso in video. Più che interviste sono sedute psicanalitiche. Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono sentite al sicuro. La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto. Perlopiù cose. Quindi abbiamo paura che gli altri, che il resto del mondo, a cui abbiamo rubato il tanto che abbiamo, ci presenti il conto. Abbiamo paura che ce lo portino via. Alle sei ragazze chiedo di raccontare storie, non chiedo opinioni. Vengono fuori testimonianze diverse: se una ha vissuto sei, sette anni sotto il comunismo, ha paure e desideri diversi da una che discende da Alessandro il Macedone. Non so ancora cosa sarà lo spettacolo. So che, al momento, per queste ragazze è molto importante raccontare il padre. I loro padri…fino ad Alessandro il Macedone. E la parola padre ha la stessa radice semantica della parola patria”.

Sempre alle ore 21.30 all’Area dei Pini di Sirolo va in scena Racconto d’oltremare (teatro per le famiglie) sostenuto dal Teatro Pubblico Pugliese e prodotto da Armamaxa teatro. Racconto d’oltremare è un progetto di micaela Sapienza ed Enrico Messina, con la regia di micaela Sapienza, con Giuseppe Ciciriello, Cilla Palazzo, Ferdinando Filomeno, costumi di Lisa Serio, musiche di Mirko Lodedo, disegno luci di Fausto Bonvini, voce narrante Enrico Messina, scene Salvatore Laghezza, Enrico Messina, proiezioni video Michela Cerini, Gianluigi Strafella, sartoria Maria Carucci, falegnameria Martino Filomeno, registrazioni Casarmonica, batteria Saverio Suma chitarra Mauro Francioso.

Racconto d’oltremare è ispirato alla fiaba tradizionale pugliese di Redelìa, una fiaba tradizionale quella della Principessa d’Oltremare, che ha il respiro universale delle grandi fiabe, che sanno raccontare attraverso il tempo storie di amore, viaggi, crescita e libertà. La storia dell’incontro di due ragazzi che appartengono a paesi diversi affacciati sull’Adriatico e incarnano gli ideali più puri della giovinezza: i sogni, le illusioni, il viaggio e la scoperta, il gioco, la magia e la fatica di diventare grandi. Franco, figlio di contadini, viene catturato da un terribile mago che con la sua magia lo costringe ad attraversare il mare e lo tiene prigioniero. Il ragazzo si dispera, incapace di affrontare da solo le prove terribili cui il mago lo sottopone. Ma in suo soccorso arriva Redelìa, la figlia del mago, bambina circondata d’ogni magia ma, in fondo, sola e desiderosa di scoprire cosa c’è di là del mare.

Come in ogni fiaba che si rispetti i due ragazzi s’innamorano e insieme affrontano le prove. Lungo quel difficile cammino crescono, scegliendo infine di legare le loro vite e insieme tornare ad attraversare il mare. Raccontare questa storia ai ragazzi ha un senso profondo per tutti quei valori che la fiaba incarna. Le fiabe non usano mezzi termini: parlano di buoni e cattivi, di vita e di morte. Questo linguaggio è immediatamente riconoscibile dai ragazzi, permette loro di identificarsi e di riconoscere il mondo reale in cui vivono. Bisogna superare delle prove per crescere, e non si può non crescere, il Mago non lo permette, non si resta bambini per sempre. E quando sembra che proprio non ci siano speranze ecco che può salvarci una magia, riposta in qualche angolo della nostra fantasia, risorsa speciale, da usare nei momenti più difficili. Attraverso il linguaggio del corpo, della musica e delle immagini, che creano un alfabeto universale, lo spettacolo ci porta nel mondo di Franco e Redelìa: proiezioni, dissolvenze, giochi di luce e costumi capaci di trasformarsi e trasformare, per raccontare ai bambini la semplicità della magia, la bellezza delle immagini e la potenza della fantasia. L’ingresso agli spettacoli è gratuito.

In caso di maltempo gli spettacoli previsti ad Ancona si terranno al Teatro delle Muse (Il Crazy paradis, Maria de Buenos Aires, Anima, Thalassa…stay human…, Veja) e al Teatro Sperimentale (Folk-s, Sik Sik l’artefice magico, Prometheus Unbound, L’assemblea, La parola padre) e al Teatro Cortesi di Sirolo (Racconto d’oltremare, Decontext,Johan Padan and the discovery of the Americas).

Patrocinatori del festival sono: Regione Marche, Iniziativa Adriatico Ionica, Provincia di Ancona, Comune di Ancona, Comune di Sirolo, Comune di Numana e la Rassegna estiva del Comune di Ancona/Assessorato alla Cultura Amo La Mole.

Informazioni sul festival info@stabilemarche.it
Se scarichi da App Store “My Portonovo & more…” nella pagina eventi trovi la pagina di Archeo.s festival

da Teatro Stabile delle Marche

Redazione Ancona Notizie
Pubblicato Giovedì 5 luglio, 2012 
alle ore 16:38
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