Gli anarchici sugli scontri di Roma: “Caccia alle streghe in grande stile”
Una caccia alle streghe in grande stile, questa è l’unica definizione che si può dare alla grande campagna mediatica avviata dopo i fatti di Roma. Se le stesse energie fossero state spese per ridurre il disagio sociale montante, forse non ci sarebbe stata l’esplosione di rabbia giovanile; o forse no. Il beneficio del dubbio è d’obbligo, ma non per tutti. Sembra che si sia aperta ufficialmente la caccia all’anarchico, anche se poi è un tifoso o un Black block o un comunista o un autonomo: di tutto un po’ insomma, l’importante è criminalizzare chi dissente.
Basta poco: una felpa, un casco, avere 20 anni. C’è una sproporzione enorme fra i fatti accaduti e la reazione, prima a Roma e poi nel resto del paese. Per quello che ci riguarda come FAI – Federazione Anarchica Italiana, la maggioranza del movimento aveva fatto due scelte precise: partecipare a Roma al corteo in modo visibile, pacifico, ordinato dietro lo striscione ‘accerchiamoli’ o organizzare iniziative locali di controinformazione (così è stato a Jesi, come in molte altre città italiane), per essere presenti nei territori dove più acuta si fa sentire la crisi in termini di disoccupazione, povertà e tagli occupazionali.
Sappiamo che fare titoloni con il termine ‘anarchico’ è un buon incentivo alle vendite. Sappiamo inoltre che, in questo paese, prendersela con gli anarchici ha sempre anticipato tempi molto bui, da Piazza fontana in poi.
Grave è lo sbraitare di leggi speciali, di riduzione dei diritti, di terminologie care allo squadrismo che ben poco hanno a che fare con la democrazia. Se queste sono le risposte ai gravi problemi sociali, far montare rabbia e alienazione, magari pilotarla, con qualche infiltrato o qualche utile idiota, per poi far dimenticare tutto con repressione pesante, c’è di che preoccuparsi.
Per noi come anarchici la risposta è una sola: costruire sicurezza sociale, non con i manganelli e la violenza, ma con una istruzione pubblica garantita, con l’assistenza ai più deboli, con la dignità del lavoro e della comunità, con un futuro in cui vivere senza doversi vendere come schiavi o prostitute.
da
FAI – Federazione anarchica italiana
Gruppo ‘Michele Bakunin’, Jesi
Gruppo ‘Francisco Ferrer’, Chiaravalle
Gruppo ‘Pietro Gori’, Fabriano
Circolo Culturale ‘Ottorino Manni’, Senigallia
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