Le ACLI Marche, un Primo maggio in tempo di crisi

A pagare di più per la crisi sono ovviamente i lavoratori più deboli. I primi a perdere il lavoro sono i giovani (a cui non vengono rinnovati i contratti a tempo determinato) e gli immigrati, seguiti poi da tanti nuovi poveri. Il recente rapporto ISTAT sulla povertà in Italia ha chiarito che la povertà “è sempre associata a scarsi livelli di istruzione, bassi profili professionali o all’esclusione dal mercato del lavoro”. La forte contrazione dei consumi è la dimostrazione che la caduta dei redditi sta già provocando l’impoverimento di molte famiglie.
In questa situazione, il Fondo di garanzia per le famiglie più povere promosso da tante diocesi è una iniziativa importante a sostegno di chi, perso il lavoro, non ha più fonti di reddito. Le Acli hanno già dato la loro disponibilità a collaborare all’iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana, anche attivando i propri servizi: sedi di Patronato e Centri di assistenza fiscale in primo luogo. Con questi interventi non ci si vuole sostituire alle istituzioni, ma soltanto integrare le politiche pubbliche nel momento più grave della crisi. Superata l’emergenza, l’impegno dovrà proseguire almeno in altre due direzioni: premere sulle istituzioni perché siano introdotti quegli ammortizzatori sociali che oggi in Italia ancora mancano e puntare a una nuova regolamentazione internazionale per garantire un lavoro dignitoso in tutti i Paesi del mondo.
Questo ci pare il modo migliore di celebrare il Primo maggio in tempo di crisi: sostenere concretamente i lavoratori licenziati o cassintegrati e le famiglie senza fonti di reddito, guardando oltre. Le iniziative di solidarietà infatti,pur importanti, non bastano. Oggi è essenziale anche ridestare la speranza nel futuro e ridare valore al lavoro, ponendo al centro dello sviluppo il lavoro e non la finanza (per di più finalizzata alla speculazione immediata e quindi tossica), come invece si è fatto negli ultimi decenni.
La crisi drammatica che stiamo vivendo ci sia di monito e ci spinga a rimettere in discussione il nostro modello di crescita economica. Se vogliamo evitare il baratro verso cui ci conduce una società basata unicamente sulla continua crescita dei consumi e sul profitto immediato, dobbiamo puntare su nuovi stili di vita e su forme di economia solidale. Solo la sobrietà e la solidarietà, vissute insieme, promuovono la giustizia. Operiamo perché dalla crisi si esca con l’obiettivo di un nuovo modello di sviluppo: più equo, più solidale e più sostenibile sia a livello ambientale che a livello sociale.
Dalla Presidenza regionale delle Acli marchigiane
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Ancona Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!