Ad Ancona la mostra del pittore-poeta Andrea Crostelli
Molte persone, fornite di carta e penna, mentre sono intrattenute al telefono, si dilettano nel disegnare numeretti, ghirigori, figure stereotipate e consunte che fanno parte del loro mondo inconscio da sempre. Così Crostelli con le sue marine dipinte ad olio su cartoncino (quello “rubato” dalle buste delle collant), fa saggiare a noi – in sunto – un denso lato del suo universo interiore, quello per lui quasi scontato, perché trattasi di emozioni trite e ritrite nel tempo, che di riflesso vengono a fissarsi nei “momenti di disimpegno”.
Crostelli ama essere investito dal flusso creativo, come gli è di consuetudine, ama la sorpresa che qui viene a mancargli se non eccezionalmente. Eppure quello che all’artista non stupisce più di tanto non è detto che sia recepito alla stessa maniera da chi intende calarsi nelle sue opere. Tutt’altro. Quel lato intriso di esperienze vissute, emozioni incamerate, giunge a noi come una ricchezza, che conserva genuinità e freschezza accanto a un sapore forte di ciò che è maturo, consolidato.
Il Materiale riciclato su cui dipinge il pittore-poeta di Ostra si sposa a meraviglia con l’intimità del suo pennello. Le cose umili si esaltano in tutto, particolarmente nell’arte che ha per caratteristica il trasformare in bello anche il piccolo, ciò che nasce dal nascondimento.
Queste ultime marine di Crostelli parlano un linguaggio semplice e raffinato insieme, sono vigorose e al contempo calibrate, misurate in ogni tratto, sono il tutto e il contrario del tutto. Queste marine sono figlie anch’esse della sospensione in cui vive l’artista, seppur in modo meno evidente di tante altre opere perché poggiano sul basamento dell’assimilato, sulle fondamenta di un congegno astratto, che ha trovato però per lui una formula esecutiva divenutagli familiare, risolta in sintesi.
Già nel 2003 troviamo una prima serie di marine su cartone, realizzate comunque dall’autore de “Nei Mari di Melville” con una variante: il cielo è composto da strisce verticali di colori tenui che piovono dall’alto in basso. Nelle tavole del 2010 mare e cielo sono entrambi su linee orizzontali. Allora si trattava di un’unica sequenza (tipo fotogrammi cinematografici o ancor meglio fumettistici), di otto pezzi suddivisa in due quadri.
Il lavoro attuale è un insieme di cinquanta cartoncini, alcuni autoconclusivi, altri che, per “raccontare la propria storia”, formano gruppi di due, tre, quattro, massimo cinque elementi a tassello. Il titolo “Luna d’amare” che Crostelli ha scelto per la mostra di Ancona (Atelier dell’Arco Amoroso: 23 novembre – 5 dicembre 2010 – orari: feriali 16:00/20:00, festivi 10:00/12:00 & 16:00/20:00) sta ad indicare che egli dal mare si è tuffato sulla luna: luna da amare, luna che rappresenta il proprio cuore, quindi più che mai un tuffo negli abissi di se stesso. Perciò la luna è rossa: un rosso permanente scuro che predomina e si fa sangue. Luna prima trainata da nuvole, poi lasciata sola in un cielo blu notte del fondo cartoncino, e infine accerchiata da oche in controluce che ricamano quegli spazi smisurati. La mostra si chiude con una terza tematica: quella dei nudi di donna con vicine, o addirittura incorporate ad essi, pulcinelle di mare nella veste di “spiritelli” di buona compagnia.
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