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Camerata Picena, CNA contraria al progetto relativo al nuovo centro commerciale

Secondo Fabio Lanciani, presidente dell'associazione a livello locale, l'ipermercato si inserirebbe in un'area già satura

Fabio Lanciani, CNA

La CNA di Zona Nord giudica negativamente il progetto del centro commerciale previsto nel territorio di Camerata Picena.

La nostra associazione precisa che in questa fase vi sono notizie e dati che sono sicuramente incompleti: non abbiamo avuto modo di poter analizzare in dettaglio gli elaborati e quindi ci atterremo alle informazioni che abbiamo potuto apprendere dai giornali. Solo il comune di Chiaravalle, che ringraziamo, ha finalmente avviato un dibattito, pubblico ed istituzionale, che ha messo al corrente le associazioni del progetto in questione. Abbiamo invece richiesto un incontro al sindaco di Camerata Picena proprio per approfondire e conoscere nei dettagli la questione, ma ad oggi non abbiamo avuto ancora la convocazione richiesta.

Vogliamo in primo luogo far notare che l’attuale PTC prevede altre due aree commerciali di rilevanza in termini di superficie: l’area ex Montedison (Marina di Montemarciano) e l’area ex Sadam (Jesi). Riteniamo l’area a nord di Ancona già adesso satura per quanto riguarda le grandi superficie di vendita, ora si propongono altri 3 grandi centri commerciali. E’ davvero necessario?

In secondo luogo vogliamo far notare l’andamento della popolazione della zona in questione. Analizzando comune per comune possiamo notare che dal 2011 (anno dell’ultimo censimento) ad oggi le città limitrofe all’area interessata hanno un andamento come segue (dati Istat):

  1. Agugliano passa da 4.870 a 4.875 con un aumento di 5 abitanti;
  2. Ancona passa da 100.465 a 100.696 con un aumento di 231 ab.
  3. Camerata Picena passa da 2420 ab. a 2.574 (+154)
  4. Chiarvalle passa da 14.877 a 14.800 (-77)
  5. Falconara passa da 26.720 a 26.331 (-389)
  6. Jesi passa da 40.199 a 40.318 (+119)
  7. Montemarciano passa da 10.095 a 9.930 (-165)

In 6 anni l’area in questione è diminuita di 122 unità. Tutto questo non fa altro che confermare il trend non solo di questa area geografica, ma dell’intera provincia che vede dal 2011 un’inversione di tendenza nella crescita della popolazione, accentuata probabilmente da una crisi economica sempre più forte. Sempre su questo punto vorremmo far notare che il progetto in oggetto si avvia nella metà degli anni 2000, quando vi era un trend ben diverso da quello che oggi possiamo registrare, un cambiamento delle condizioni oggettive che dovrebbe far riflettere.

A questo punto c’è da chiedersi che tipo di futuro vogliamo per il nostro commercio, per la nostra economia, per la nostra società. Il commercio di vicinato è oggi fortemente a rischio ed autorizzare questa tipologia di strutture, in un’area già ampiamente coperta, vuol dire che non si ritiene “l’economia di vicinato” strategica per la propria città. Noi la pensiamo diversamente e vigileremo su tutto l’iter per rivendicare le nostre scelte.

 

 

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