Fiab, Legambiente e CittàinBici presentano il dossier “Bici in Città”: bocciate le Marche
Sono 61,3 km di pista ciclabile percorribili a Pesaro dove 28 spostamenti su 100 vengono fatti in bici e complessivamente 46 spostamenti su 100 sono sostenibili. Si tratta del modal split, l’indicatore presentato da Fiab, Legambiente e CittàinBici per misurare il numero di spostamenti effettuati in città con i diversi mezzi di trasporto, raggruppando e definendo quelli fatti a piedi, in bici e con il mezzo pubblico come “sostenibili” e quelli in moto e auto come “insostenibili”.
Il modal split, insomma, descrive meglio la reale ciclabilità di una città perché considera fondamentale l’equilibrio e il grado d’integrazione tra le varie modalità di spostamento che si possono avere in un centro urbano. Un’alta percentuale di spostamenti in bici, va associata anche ad una alta percentuale di mobilità a piedi e con il trasporto pubblico in modo da contenere la mobilità a motore.
Le associazioni concordano anche che misurare il modal split non è facile, ma molto utile per le amministrazioni a individuare azioni mirate: fatto in ambito comunale può, ad esempio indicare dove e come promuovere bici, pedonalità e TPL, mentre in ambito di bacino può servire a promuovere il TPL verso il capoluogo.
L’intermodalità, insomma, è una chiave ideale per incentivare l’uso della bicicletta a scapito di quello di un mezzo a motore ma, anche se il processo in alcune città italiane è avviato, la situazione generale è ancora al palo.
“Pesaro, infatti, è la mosca bianca tra la realtà regionali – commentano Luigino Quarchioni ed Enzo Frulla, rispettivamente presidente di Legambiente Marche e del circolo Legambiente di Pesaro. I dati di Ecosistema Urbano di Legambiente e Sole 24 Ore ci confermano che sono ancora troppo pochi i km di piste ciclabili in Regione e l’indice di ciclabilità ancora troppo basso. Pioniera e coraggiosa l’esperienza della bicipolitana lanciata dal comune di Pesaro a cui va il nostro plauso, ma da sola non basta“.
Basti pensare, infatti, che tutta l’Italia dispone di 3.297,2 chilometri di piste ciclabili urbane, l’equivalente di sole 3 città europee (Stoccolma, Hannover e Helsinki) e che un terzo dei capoluoghi del Belpaese non ha affatto o ha solo piccolissimi spezzoni di percorsi ciclabili. E anche l’intermodalità è ancora un miraggio visto che solo 4 città su 104 prevedono una o più linee di trasporto pubblico locale dove è consentito portare biciclette, un permesso sporadico in pochissime altre e inesistente nel resto.
Ancora più nel dettaglio l’esame delle migliori 30 città (cioè delle prime dieci tra le città grandi, tra le medie e tra le piccole, in base alla popolazione residente, sul totale dei capoluoghi di provincia) che hanno la dotazione più ricca di interventi per la ciclomobilità ci dice che: sono ancora troppo poche le città dotate di un piano della ciclabilità (Biciplan), solo 15 su 30 città esaminate e 20 sul totale dei capoluoghi; i parcheggi di scambio con più di cento posti son presenti solo in 17 delle 30 città; hanno un’estensione della rete ciclabile superiore a 100 chilometri solo 17 città su 30; solo il 50% dei capoluoghi di provincia dichiara di conoscere il numero dei cicloparcheggi che ha da offrire ai ciclisti e solo in 38 casi sul totale questi hanno più di cento posti.
“Chiediamo alle amministrazioni locali – concludono Quarchioni e Frulla – , di spingere l’acceleratore sulla realizzazione delle piste ciclabili, non solo come straordinario strumento per una mobilità più dolce e meno inquinante, ma anche come validissima opportunità per il turismo e l’attrattività dei territori“.
Le associazioni hanno lanciato inoltre la “Carta delle Città in Bici“, un documento di impegni che i Comuni sottoscrivono per promuovere la ciclabilità nelle proprie città attraverso interventi diretti in primo luogo all’interno delle singole amministrazioni. Iniziativa che prende spunto da uno studio europeo secondo il quale solo investendo sulla bicicletta sarà possibile raggiungere gli obiettivi dell’UE previsti per il 2050 di riduzione del 60% delle emissioni nel settore dei trasporti.
da Lega Ambiente
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