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Meningite e rotavirus, migliorano i dati delle Marche per la fascia 0-2 anni

Un dato non scontato, visto l'impatto che la pandemia ha avuto sulla continuità dei servizi di prevenzione

Tavola rotonda ad Ancona su meningite B e rotavirus

In collaborazione con Adnkronos. I numeri parlano chiaro: nelle Marche le coperture vaccinali della prima infanzia contro le infezioni batteriche da meningococco b e da rotavirus segnano un incremento. Un dato non scontato, visto l’impatto che la pandemia ha avuto sulla continuità dei servizi di prevenzione.

Merito delle strategie attuate nella fase più dura del lockdown e poi garantite anche nei mesi successivi. Lo ha chiarito Daniel Fiacchini, dirigente medico del Dipartimento di prevenzione Asur Marche, coordinatore del gruppo di lavoro Comunicazione per la Sanità pubblica della Società italiana di Igiene SItI, all’interno della tavola rotonda “Pre-occupiamoci della meningite…e non solo: la protezione del paziente pediatrico contro il meningococco B e il rotavirus”, tenutasi ad Ancona, e organizzata dall’agenzia di stampa Adnkronos, con il supporto non condizionante di GlaxoSmithKline.

“La pandemia ha messo sotto pressione i dipartimenti di prevenzione delle Marche, però il sistema ha retto – ha affermato Fiacchini -. Ci sono stati dei rallentamenti sul fronte delle vaccinazioni in generale, ma siamo riusciti a mantenere l’offerta attiva e gratuita per la fascia 0-2 anni. In questo gruppo di pazienti non abbiamo perciò registrato una diminuzione nelle coperture, anzi, in alcuni casi abbiamo visto un miglioramento”.

Gli ultimi dati, relativi al 2021, dicono infatti che “per quanto riguarda il vaccino contro il meningococco B si è passati dal 65% di copertura nel 2019 a un 75% nel 2021 – ha illustrato Fiacchini -. Anche per il rotavirus il dato è in crescita: se nel 2019 era stato raggiunto il 58%, nel 2020 si è passati al 68%, fino al 72% nel 2021. L’obiettivo previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale per entrambe le forme batteriche, pari al 95%, è ancora distante, però questa crescita è un segno incoraggiante, specie perché raggiunta in una fase molto complessa come quella pandemica. Dobbiamo concentrarci sulla disomogeneità tra distretti, che non raggiungono tutti le stesse coperture”.

Sebbene la meningite meningococcica sia un’infezione rara, comporta conseguenze molto gravi, disabilitante e spesso mortale. La principale difficoltà nel trattamento medico è proprio la tempestività con cui si giunge a una diagnosi: i sintomi infatti possono essere inizialmente sfumati, e se ad esserne affetto è un bimbo piccolo, che non può facilmente dire cosa senta, accade sovente che si perdano minuti preziosi. L’esito di tale ritardo può essere per il paziente la perdita di udito, danni cerebrali, disturbi dell’apprendimento, amputazioni, persino il decesso.

“Ogni malattia batterica se non trattata potrebbe portare all’infiammazione delle meningi, come la stessa influenza”, ha dichiarato Arcangela Guerrieri, pediatra e Consigliere segretario dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Ancona, ospite insieme ad altri esperti alla tavola rotonda. “Spesso la terapia antibiotica è tardiva perché la prima sintomatologia non è specifica, e si va tardi da medico. Senza tempestività si può scatenare anche una sepsi che coinvolge più organi. Però abbiamo uno strumento molto efficace ed è la vaccinazione”.

Nelle Marche la profilassi include per un bimbo al primo anno di età una serie di vaccinazioni gratuite. “Insieme all’esavalente è incluso quello contro lo pneumococco, che protegge contro l’Haemophilus influenzae di tipo B, altro batterio che può far insorgere la meningite. Gratuita è anche la vaccinazione contro il meningococco B e contro i sierogruppi Acwy – ha ripreso Guerrieri -. Il consiglio è di eseguirli il prima possibile, perché la mortalità è più frequente nella fascia in 0-4 anni. E si può recuperare fino ai 6 anni di età, sebbene il periodo più vulnerabile sia il primo anno di vita”.

Contro il rotavirus, la Regione ha introdotto la vaccinazione appena è stato disponibile per garantire ai lattanti la protezione da una patologia molto rischiosa. Anche in questo caso spesso si interviene con scarsa tempestività, poiché i primi sintomi possono essere sfumati, con una febbricola che può dare adito a diagnosi non precise. Nell’arco di poche ore però compaiono vomito e diarrea, quest’ultima con scariche che portano un infante rapidamente a disidratazione. Ne segue l’urgente ricorso all’ospedale con un ricovero può durare diversi giorni. E il rischio di decesso non è da escludere. “Chi dice che si tratta solo di una gastroenterite non ha idea di quanto sia complesso trattare un bimbo molto piccolo colpito da questo virus”, ha chiosato quindi Guerrieri.

Per migliorare le performance del dipartimento di prevenzione è centrale il ruolo informativo del pediatra, che diventa punto di riferimento delle famiglie e deve saper accoglierne i dubbi e dare risposte chiare. Di fronte a tante fonti, spesso non autorevoli, è facile che circolino notizie scorrette se non addirittura dannose. “I genitori spesso sono dubbiosi riguardo alle tempistiche del calendario vaccinale – ha sottolineato Mirka Marangoni, pediatra di libera scelta nella provincia di Pesaro -. Temono che il bimbo sia troppo piccolo per sottoporlo a vaccinazione: ecco che noi pediatri dobbiamo saper spiegare quanto un infante sia sicuramente più vulnerabile, ma sia anche più competente nella risposta immunitaria. Come pediatri dobbiamo essere figure di fiducia, che sanno illustrare i vantaggi della vaccinazione rispetto al rischio che corre il bambino che ne è privo. E non va sottovalutato che si tratta pure di un atto di responsabilità nei confronti della società e di altri bimbi che, per ragioni cliniche, non possono essere vaccinati”.

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