Risorse idriche: i Geologi delle Marche per la tutela del bene comune
“Occorre avere una visione di sistema nella gestione delle risorse idriche, che hanno raggiunto, per tutte le nostre comunità, un valore spesso paragonato a quello del petrolio.
Abbiamo, infatti, condizioni climatiche in cui c’è alternanza fra picchi di precipitazioni e periodi di siccità, due fattori che influenzano la vita di ogni persona, giudicati come rappresentativi dello stato di salute della società e sul quale occorre, perciò, intervenire sia in maniera preventiva, nella salvaguardia del territorio, sia nella gestione della risorsa acqua”.
E’ la proposta dell’Ordine dei Geologi delle Marche, espressa dal suo presidente Enrico Gennari, durante la prima giornata del convegno “Idrogeologia e gestione delle risorse idriche”, che si è svolto nell’Auditorium Mantovani della Fiera di Ancona.
“Crediamo che si debba passare dalla gestione delle acque, intesa non solo come organizzazione delle reti idriche – ha aggiunto Gennari – ad una gestione complessiva di questa risorsa, con la nascita di una reale collaborazione fra le istituzioni, gli Enti locali e quelli gestori, gli stessi geologi, che hanno la capacità professionale di una visione d’insieme, le Università“.
Le Marche, infatti, sono ricche di acque, con una capacità idrica che potrebbe anche essere “esportata” verso altre regioni ma che non viene completamente sfruttata proprio per le difficoltà di gestione.
Ci sarebbe bisogno di creare cartografie idrogeologiche condivise, come hanno spiegato i docenti e gli esperti intervenuti, e di un’azione sperimentale per la valutazione delle risorse idriche sotterranee.
L’acqua, infatti, c’è, con dati che oscillano fra i 50 e i 100 milioni di metri cubo nelle acque di rinnovamento, secondo studi effettuati a Cingoli (Mc), nel comprensorio dei monti Catria e Nerone (Pu) e sulla montagna dei Fiori (Ap).
Il problema è avere maggiore conoscenza e migliore organizzazione della gestione di queste risorse anche attraverso la figura del geologo, come ha affermato anche Daniele Farina, consigliere dell’Ordine dei Geologi marchigiano, che, “all’interno delle competenze professionali dell’idrogeologia, è una presenza fondamentale da subito ma lo sarà specialmente nei prossimi anni, con la necessità di dover affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici che stiamo già vedendo oggi” anche se, in Italia, i geologi non sono valorizzati, specie ai vertici dei centri decisionali e di spesa.
La conferma della necessità di una programmazione è stata anche sostenuta da Marco Petitta, docente UniRoma1 e presidente italiano dell’Associazione internazionale idrogeologia.
“Abbiamo una normativa di rilievo sulle risorse idriche – ha detto Petitta – sia a livello comunitario, sia locale e nazionale. Quello che manca in Italia, rispetto ad altri Paesi a noi vicini, è la consapevolezza che l’acqua è un bene che si esaurisce e come tale va trattata, con un approccio, appunto, di programmazione come dovrebbe avvenire per qualsiasi risorsa naturale“.
L’iniziativa dei geologi è proseguita il 18 ottobre, alle ore 9, con un confronto, moderato da Patrizia Ginobili, giornalista Rai, su risorse idriche e ciclo idrico integrato che ha visto gli interventi, fra gli altri, dell’assessore regionale all’Ambiente, Sandro Donati, di Massimiliano Fazzini, climatologo docente Università di Ferrara, di Giorgio Occhipinti della Regione Marche, di Mauro Tiviroli, vicepresidente Confservizi Marche.
di Ordine dei Geologi delle Marche
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