Riforma socio sanitaria nelle Marche: tutela dei presidi, garanzie per il cittadino
Rete territoriale del soccorso, rete ospedaliera, riorganizzazione dei piccoli ospedali, riorganizzazione delle reti cliniche. Sono gli ambiti del processo di riforma del sistema sociosanitario regionale portati al confronto con il territorio e che il direttore dell‘Asur, Piero Ciccarelli ha illustrato nel corso dei lavori della Conferenza regionale.
Rispetto alla proposta tecnica dei direttori generali del febbraio scorso, il confronto ha portato a modifiche significative che recepiscono le esigenze del territorio.
La principale è che tutte le piccole strutture, trasformate in Case della salute, manterranno il Punto di primo intervento, ridefinito con una modifica della legge 36/98. Era una delle questioni maggiormente avvertite che ha trovato una positiva soluzione rispetto alle sensibilità locali. Una scelta che ha imposto un potenziamento della rete territoriale di soccorso, con una dotazione superiore agli standard nazionali.
L’obiettivo è quello di garantire un servizio capillarmente diffuso sul territorio, in grado di assicurare la risposta più appropriata e tempestiva nel luogo ove si verifica l’evento e di trasportare il malato nel posto giusto, nel tempo giusto. Per fare questo si procederà a una ricollocazione dei mezzi, a una revisione della continuità assistenziale con la costituzione di una Centrale operativa unica, alla modifica del rapporto convenzionale dei medici del 118, alla valorizzazione del ruolo professionale degli infermieri.
Altro nodo cruciale della riforma è rappresentato dalla riorganizzazione dei posti letto (PL) il cui limite, imposto dal decreto Balduzzi, è pari al 3,7 per 1.000 abitanti. Attualmente nelle Marche, il rapporto è di 3,99 con 6.251 PL. Complessivamente, tenendo conto della mobilità passiva extraregionale (95 PL) e i PL per cure intermedie (195), si arriva a una dotazione regionale di 5.991 PL con un rapporto di 3,82 per mille abitanti, quindi superiore ai limiti nazionali.
La distribuzione territoriale ne prevede 3,16 nell’Area Vasta 1 (geograficamente intesa, comprensiva della struttura di Marche Nord) – 4,72 nell’Area Vasta 2 (compreso il presidio ospedaliero di Torrette) -3,84 nell’Area Vasta 3 – 3,05 nell’Area vasta 4 – 3,54 nell’Area Vasta 5. Questa distribuzione avvia un percorso di maggiore equità nella distribuzione dei posti letto ereditata dal passato, fortemente sperequata, con 5,17 per mille nell’Area Vasta 2- 4,13 per l’Area Vasta 3 – 4,07 Area Vasta 5 – 2,92 Area Vasta 1 e 2,60 Area Vasta 4.
“È necessario offrire una risposta adeguata ai bisogni attuali di salute, sempre più collegati all’aumento delle patologie cronico-degenerative, alla fragilità e ai nuovi bisogni sanitari – ha detto Ciccarelli –La Casa della salute è il luogo ove si sviluppano le cure primarie e intermedie, dove queste esigenze troveranno risposte adeguate”. Per questo il centro della riorganizzazione è il nuovo ruolo che sono chiamati a svolgere i medici dell’assistenza primaria, medici di famiglia e di continuità assistenziale, pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali.
Per quanto riguarda le reti cliniche, Ciccarelli ha detto che la loro riduzione avverrà attraverso la soppressione delle duplicazioni, utilizzando, come criterio, il bacino di utenza e i volumi minimi di efficienza per migliorare qualità e sicurezza delle risposte ai bisogni della salute: “Non dovrà più accadere che una donna, con una patologia seria alla mammella, sia operata in un centro che non garantisca almeno 100 interventi l’anno, quelli che assicurano un miglior risultato clinico e una migliore sicurezza”.
“La riforma sociosanitaria, per venire compresa, non può che essere vista alla luce dei mutamenti sociali in atto nel nostro Paese” ha detto l’assessore regionale alla Salute, Almerino Mezzolani, in apertura dei lavori della Conferenza regionale. “Una riforma imposta dai cambiamenti dei bisogni, dovuti alla trasformazioni avvenute. Occorre mantenere il sistema sul piano finanziario o rischiamo di scivolare verso forme che potrebbero determinare iniquità maggiori rispetto a quelle odierne.
Alle vecchie povertà ne stanno subentrando delle nuove: un milione di famiglie non ricorre a cure mediche che in altre situazioni sarebbero indifferibili. Dobbiamo confrontarci con questo quadro di riferimento e agire di conseguenze. Posizioni e rendite del passato non sono più giustificabili. È il momento di mettersi in discussione, oltre che avanzare rivendicazioni”.
Il percorso costruito in questi anni non è più sufficiente, ha continuato Mezzolani. “Abbiamo combattuto gli sprechi, abbiamo snellito l’organizzazione burocratica e amministrativa per ridistribuire le risorse ai servizi per i cittadini. A chi oggi chiede un ritorno alla personalità giuridica dell’Area Vasta, diciamo no, perché sarebbe un ritorno a una forma di autonomia che ha affossato il sistema del passato. Occorre delineare un modello nuovo che sappia contrastare e contenere gli effetti dei tagli lineari nazionali che hanno raggiunto un impatto al limite della sostenibilità economica e sociale. Un modello in grado anche di dare risposte ai nuovi bisogni dei cittadini, oggi espressi da un incremento delle patologie croniche, rispetto a quelle acute, proprio dovuto all’invecchiamento della popolazione”.
“Rivendichiamo con forza la coerenza del percorso intrapreso con il nuovo Piano sociosanitario. Da quel piano Piano discendo quelli di Area vasta discusi e condivisi con il territorio. Oggi diversi sindaci reclamano un mancato rispetto degli impegni, senza però considerare che a luglio è arrivata la spending review, con tagli triplicati rispetto alla previsione. Per affrontare questa situazione è stata necessaria un rimodulazione della proposta tecnica, in grado di riorientare i tagli in proposte organizzative. Abbiamo ascoltato i territori, apportando le modifiche che hanno riguardato la distribuzione dei posti letto e i punti di primo intervento, senza sconvolgere li quadro di riferimento”. Se alcuni possono sfuggire alle proprie responsabilità, “a non noi non è concesso – ha concluso Mezzolani – Sappiamo che la riforma è necessaria per continuare a garantire l’universalità del nostro servizio sociosanitario”.
dalla Regione Marche
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Ancona Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!