Falconara, Amagliani su raffineria Api: “Sedotti e abbandonati”
Il riferimento alla cinematografia e nello specifico il grande Pietro Germi, appare di gran lunga il più consono nel fotografare la drammatica situazione dei lavoratori della raffineria API di Falconara Marittima e quindi i rapporti con l’Azienda.
Meno di un anno fa, la Dirigenza API s’impegnava attraverso la firma di uno specifico Protocollo d’intesa con la Regione Marche (vedi DGR n. 977 del 6/7/2011) a mantenere i livelli occupazionali dell’azienda per altri 10 anni ricevendo in contropartita le autorizzazioni necessarie alla realizzazione di un rigassificatore a largo della costa falconarese. Pur di conseguire questo risultato, le maestranze e le loro rappresentanze sindacali non avevano lesinato un concreto sostegno al disegno industriale intrapreso, certi del mantenimento degli impegni presi dalla controparte in termini di sicurezza occupazionale.
Per la verità, da sempre i lavoratori e le OO.SS. hanno sposato quasi acriticamente le tesi dell’azienda e i suoi progetti futuri, miranti per lo più al conseguimento di un profitto altro e sempre più scollegato dalla mission originaria: la raffinazione di prodotti petroliferi. Ora, se per quanto riguarda le centinaia di lavoratori, la cosa si giustifica con la sacrosanta difesa del posto di lavoro, da parte di un sindacato attento ci si attenderebbe una più alta ed approfondita valutazione, specificatamente per quanto attiene i bilanci e le strategie aziendali!
Definire quello attuale un brusco risveglio, evidentemente significa usare un eufemismo che non rende giustizia! Sedotti e abbandonati per essere gentili, nella realtà “cornuti e mazziati”, così si sentono giustamente i lavoratori dell’API e proprio per questo pretendono risposte, assicurazioni, impegni precisi da parte delle istituzioni e dalla politica in senso lato!
Le prime risposte davvero sembrano deludenti, alcune sfociano nel ridicolo o peggio ancora assordanti silenzi! Il Sindaco di Falconara Marittima Brandoni, un nome a garanzia di sicurezza, non trova di meglio che attaccare la Regione Marche (che ovviamente ha le sue pesanti responsabilità) per non aver autorizzato la costruzione delle 2 Centrali Turbogas al momento della loro richiesta, in quanto secondo lui per questa via si sarebbero superate tutte le avversità occupazionali!
La Regione Marche, in quel momento, opportunamente decise di rispettare il suo Piano Energetico Ambientale negando la possibilità di realizzare la centrale da 520 Mw in quanto non conforme alla sua programmazione energetica ma oltre ciò, solo uno sprovveduto può non capire che se solo ci si fosse abbandonati ai disegni aziendali, molto probabilmente l’attuale situazione di difficoltà occupazionale sarebbe stata semplicemente anticipata. Basterebbe leggere i bilanci dell’azienda e seguire l’andamento dei mercati petroliferi per rendersi conto del trend negativo degli stessi, delle difficoltà attraversate da anni e del futuro plumbeo che si prospetta!
Davvero c’è ancora qualcuno disposto a credere che un imprenditore che per definizione è tale in quanto realizzatore di profitti, possa intraprendere una nuova iniziativa industriale (realizzazione di 2 Centrali e conseguente produzione e vendita di energia elettrica) per finanziarne un’altra in perdita e senza futuro (raffinazione di materiale petrolifero)? E veniamo alla Regione Marche! C’era già scritto nel Protocollo d’Intesa del 2011che l’Azienda s’impegnava al mantenimento dei livelli occupazionali, “salva impossibilità sopravvenuta”! E in tempi di crisi mondiale del settore non era davvero prevedibile il sopravvenire di situazioni di difficoltà?
E allora perché autorizzare quel rigassificatore tanto caro all’azienda, senza nemmeno chiedere al Governo centrale la sua programmazione nazionale per quanto attiene la valutazione in merito alla necessità di rigassificatori in Italia e conseguenti autorizzazioni? Peraltro in un contesto in cui si dice si alla richiesta API e no a Gaz de France per la richiesta di Porto Recanati.
Poi vi è qualche altro sciocco affabulatore che lancia l’idea di ritirare le autorizzazioni già rilasciate per la realizzazione del rigassificatore, pensando, per questa via, di recuperare i livelli occupazionali e magari accattivarsi la simpatia dei lavoratori! Peccato che noi si viva ancora in uno stato di diritto e non si possa far strame in un sol colpo delle norme che lo regolano; infatti il Protocollo d’intesa è un atto politico e in quanto tale rispondente semmai all’etica, alla morale, al rispetto tra le parti! Le autorizzazioni sono atti amministrativi con valore giuridico!
Magari costoro sono gli stessi che 10 anni anni fa volevano negare il rinnovo della concessione ottenendo per tempo il risultato odierno! Ma per l’appunto, sono trascorsi 10 anni, chi si ricorda più! La coerenza ha tempi brevi! Così come l’assordante silenzio opportunista di un certo mondo ambientalista! Fatta questa lunga e doverosa premessa, è il tempo delle risposte serie. La raffineria API non sarà mai più come l’abbiamo conosciuta, purtroppo e per fortuna!
Purtroppo, perché attorno ad essa ruota una considerevolissima parte dell’economia della nostra Provincia e non solo: 1.500/2.000 operai e tecnici (tra lavoratori diretti e indotto), il 50% dei traffici portuali e tutta la ricaduta sul terziario!nPer fortuna perché L’API è sempre stata e rimane un’Azienda ad altissimo rischio per la salute e la sicurezza dei cittadini falconaresi, le cui lavorazioni e i cui livelli di sicurezza non potranno mai essere assicurati sino in fondo. Ora però la scelta sembra irreversibile! La labile speranza di una ripresa delle lavorazioni dopo il 2013 sembra davvero vana.
Occorre quindi prospettare un piano industriale che si misuri con la situazione reale, verificando le opportunità concrete per riassorbire la stragrande maggioranza delle maestranze, anche, se necessario, attraverso un preciso piano di dismissione che non si limiti alla eliminazione dell’esistente ma si preoccupi molto più compiutamente della bonifica di un sito altamente inquinato, chiamando l’azienda ad assumersi le sue responsabilità, anche finanziariamente, magari dando stavolta concretezza a quell’art. 2 del Protocollo d’Intesa stipulato con la Regione Marche nel 2003, trasformando quel sito in un “polo energetico ambientalmente avanzato”!
Già per questa via ci sarebbe lavoro assicurato per anni! Sull’altra sponda, le istituzioni tutte, a partire dal Governo centrale, assicurino tutti quegli ammortizzatori sociali per dare sicurezza a centinaia di famiglie in un momento di crisi terribile, risarcendo per questa via un territorio che tanto ha pagato in tutti questi anni di compresenza con la Raffineria.
da Marco Amagliani
Partito della Rifondazione Comunista
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Ancona Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!