Confartigianato, Cna e Confcommercio: “Per salvare le imprese bilanci pubblici virtuosi”
Sul tavolo le proposte delle 3C: riduzione costi, contenimento della tassazione ed alienazioni. E una richiesta: incontrare i sindaci del territorio
Un incontro urgentissimo con i sindaci del nostro territorio per definire una strategia d’insieme su tasse, addizionali e contenuto dei bilanci preventivi. A chiedere un tavolo tecnico istituzionale, da avviare nella più assoluta immediatezza, sono le associazioni che ricadono nel cosiddetto patto delle 3C cioè Confartigianato, Cna e Confcommercio della Provincia di Ancona che da tempo stanno esprimendo, a tutti i livelli, una profonda preoccupazione per la situazione di crisi e difficoltà delle aziende locali.
“Le piccole imprese sono da tempo sotto pressione – dicono le 3C –, la grave crisi ha ridotto significativamente fatturati e margini, i tempi di riscossione dei crediti si sono allungati, è aumentata la difficoltà di accesso al credito, il peso della tassazione è diventato insostenibile“.
Per questo motivo, in prossimità dell’approvazione dei bilanci pubblici preventivi, le 3C chiedono di conoscerne dettagliatamente le voci per discutere nel merito delle scelte.
“Vogliamo sostenere con forza – ancora le tre associazioni –, l’attuazione di processi di razionalizzazione della macchina pubblica che consentano di contenere i costi e di non aumentare la tassazione locale“.
Confartigianato, Cna e Confcommercio mettono sul piatto alcune delle loro proposte per recuperare risorse:
– Trasformazione dei diritti di superficie della abitazioni di edilizia pubblica in diritti di piena proprietà;
– Piani di dismissione del patrimonio edilizio pubblico;
– Alienazione dei terreni agricoli di proprietà pubblica.
Si chiede inoltre di contenere al massimo o di non attuare gli aumenti resi possibili dai recenti provvedimenti approvati dal Governo e dal Parlamento e di sostenere i bilanci con altre modalità.
In particolare Confartigianato, Cna e Confcommercio chiedono che vengano applicate al minimo le imposizioni previste dall’Imu, il cui aumento della base imponibile andrebbe a ricadere in maniera pesante anche sui locali commerciali, turistico-ricettivi, artigianali e industriali, andando ad aggiungersi ad altre tasse.
Oltre ad uniformare i regolamenti comunali Imu sul territorio provinciale, le associazioni, sottolineano la necessità di prevedere una differenziazione di aliquote e l’applicazione di percentuali ridotte per alcune tipologie aziendali, nel caso di:
– Immobili di proprietà delle imprese artigiane e commerciali e turistiche, utilizzati direttamente per lo svolgimento delle attività imprenditoriali;
– Locali ubicati nei centri storici ed adibiti ad attività di artigianato di servizio o commercio;
– Fabbricati realizzati per la vendita e non venduti, come previsto dalla manovra.
“Proponiamo – dicono le 3C –, che una parte dei proventi dell’Imu venga destinata ad interventi di manutenzione degli edifici pubblici e di tutela del territorio, sotto forma di piccoli appalti che diano opportunità di lavoro alle imprese locali ed altri interventi a sostegno dell’economia ed in particolare nei settori del turismo e del commercio. Inoltre richiamiamo l’attenzione sulle altre tasse di competenza comunale e che gravano sulle imprese: Tosap, Tarsu, insegne pubblicitarie, oneri di urbanizzazione, addizionali Irpef, già in molti casi aumentate lo scorso anno e che non possono essere aumentate ulteriormente“.
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