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Falconara Alta fa festa per i cento anni di Ugè

Comune di Falconara M.maFalconara Alta festeggia Eugenio Gismondi, Ugè o Ugenì per gli amici, che ha compiuto 100 anni lunedì 5 luglio e oggi alle 17 al Mutuo Soccorso di via A. Costa riceverà gli auguri da tutti gli abitanti del borgo e dal Sindaco Goffredo Brandoni. Chi lo conosce bene lo descrive come “un giovane vecchietto dagli occhietti resi ancor più furbi dai sottostanti baffetti grigi”.
 


Pantaloni marrone, camicia chiara a quadri con le maniche corte, bastone – ma solo per sentirsi più sicuro – e nei pomeriggi assolati occhiali scuri e un cappello (“la bretta” come la chiama lui in dialetto). Dopo aver fatto il giro del paese, in solitario, si siede all’ombra su una delle tante panchine del balcone del golfo: il giardino-terrazza con vista mozzafiato sul golfo di Ancona. Tra un cruciverba e l’altro annusa la brezza che sale dall’Adriatico e volge lo sguardo fiero verso l’orizzonte, dondolandosi lentamente avanti ed indietro, per cercare la messa a fuoco perfetta dei ricordi di un secolo.

E’ allora che comincerà a parlare dei suoi amici e delle sue amiche, dei figli, dei loro soprannomi, dei lavori delle usanze di un tempo, degli aneddoti, delle filastrocche e soprattutto delle parole in dialetto che il tempo e l’omologazione di linguaggi poveri ha imprigionato in qualche angolo della mente.

Un fiume in piena che coinvolge e fa pentire i tanti compaesani, che si fermano con lui a trascorrere qualche momento della giornata, di non avere con loro un registratore sul quale fissare quella storia che i libri non racconteranno mai. Difficilmente però lo sentirete parlare di se stesso. E’ troppo orgoglioso. Non vi dirà mai che i lampadari in ferro battuto della navata della chiesa di Falconara Alta sono frutto del suo ingegno, eseguiti dopo una vita da fabbro tra forge, fumi, martelli, incudini e imprecazioni. Non vi dirà che negli anni ‘30 è stato un valente portiere di calcio, prima della Falconarese e poi della Jesina. Nè che durante la seconda guerra, prigioniero nei campi di concentramento in Sud Africa, ha giocato il suo campionato del mondo tra i boeri, senza gli assordanti ronzii delle vuvuzelas,  avendo come premio partita solo un pasto decente dopo i digiuni forzati.

In attesa della festa di oggi (sabato 10 luglio), lunedì davanti al portone di casa di via Farinelli 2 gli amici gli hanno fatto trovare una scritta sull’asfalto: “auguri. Uscendo tra gli applausi ha minacciato i compaesani di denunciarli per imbrattamento del suolo pubblico e ha chiesto loro di astenersi dal tirargli “le recchie”. Poi, come spesso gli accade, ha tirato fuori il fazzoletto bianco immacolato. Ha appoggiato il bastone sull’avambraccio, si è asciugato gli occhi umidi e soffiato il naso. Ha ripiegato il fazzoletto e lo ha riposto nella tasca destra. E vista la salute di ferro di Ugè, in pochi hanno creduto che si trattasse di raffreddore.

dal Comune di Falconara M.ma

Redazione Ancona Notizie
Pubblicato Sabato 10 luglio, 2010 
alle ore 17:52
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