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Chi è lo sceicco Al Maktoum? Descrizione del primo ministro degli Emirati Arabi

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Lo sceicco degli Emirati Arabi Mohammed bin Rashid Al MaktoumSheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum è un autentico personaggio a 360 gradi. Sessantatre anni il prossimo 15 luglio, il primo ministro e vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti è anche governatore di Dubai.


La stella polare alla quale ispira il proprio mandato è quella di garantire alla propria terra e al proprio popolo le migliori opportunità per confrontarsi con il resto del mondo al massimo livello.

A dimostrarlo c’è il paragone che può essere fatto fra ciò che erano Dubai e gli Emirati prima della sua leadership e cosa sono diventati oggi quegli 83mila chilometri quadrati che si affacciano sul Golfo Persico; non è ardito parlare di vero e proprio miracolo, figlio di scelte coraggiose, magari ardite, ma capaci con il tempo di aver fatto di questi territori degli autentici crocevia economici su scala mondiale.

Oggi Dubai non è più solo una “porta verso l’Oriente”, già di per sé ruolo invidiabile e ricco di prospettive, ma uno degli snodi principali del business planetario.

Il principale artefice di tutto questo è “Big Mo”, come viene chiamato affettuosamente Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum in patria.

Terzo della generazione degli Al Maktoum, una delle figure di maggior spessore politico del mondo arabo, ambizioso per sé e per il suo Paese, decisionista quanto serve per dettare i tempi dello sviluppo nazionale, musulmano assai tollerante, Sheikh Mohammed ha alle spalle solidi studi in economia e finanza condotti nel suo Paese e nel Regno Unito, ma è apprezzato anche per la sua smisurata passione per la poesia.

Scritti, quelli dell’emiro di Dubai, vissuti con lo spirito di una persona che, contrariamente all’iconografia del regnante, avverte il bisogno di condividere i propri sentimenti e la propria attività con la sua gente.

In questo senso, Sheikh Mohammed è stato un precursore sul fronte del web e dei social network.

Oltre al sito personale//sheikhmohammed.ae, dispone infatti di un profilo su Facebook e uno su Twitter, che registrano quotidianamente migliaia di contatti. Per via del grande flusso di richieste di amicizie su Facebook, di recente i fan hanno avuto accesso alle foto, agli slogan, agli spostamenti, alle poesie che lui stesso scrive, su una nuova pagina appositamente strutturata per soddisfare la domanda dei fan.

Precursore anche da questo punto di vista, Sheikh Mohammed dà l’idea di aver capito come superare la fisiologica distanza che storicamente separa i governanti arabi, di fatto leader non eletti, dal proprio popolo.

E da questo punto di vista i social network si affermano come dei media che permettono di costruire delle relazioni di fiducia con un target di età inferiore ai 25 anni. Non è

un caso che gli utenti dei social network arabi siano l’8,3% del totale mondiale. Il che significa che quasi un decimo dei profili su Facebook è di un ragazzo o una ragazza che vive in Medio Oriente.

Il fatto che Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum sia uno statista impegnato su tutti i fronti non gli impedisce di essere anche il maggiore proprietario di cavalli del mondo e un grande promotore dell’endurance a livello internazionale.

Il suo legame con i cavalli, del resto, è fortissimo anche perché, come “Big Mo” ripete spessissimo, la casa del cavallo è in Arabia e il cavallo ha contribuito a scrivere le pagine più importanti della storia di queste genti.

Non riesco a quantificare il mio amore per i cavalli – ha confessato più volte – perché ce l’ho nel sangue, è nella mia anima e nella mia storia“.

L’impegno nell’endurance di Sheikh Mohammed è di vecchissima data, supportato costantemente dall’obiettivo di veder riconosciuto alla “maratona a cavallo” lo status di sport olimpico: l’endurance non a caso è sport nazionale negli Emirati e, alla lunga, ha finito per coinvolgere anche altre famiglie reali, determinando le condizioni per una diffusione sempre più forte e per una crescita diffusa su scala mondiale.

A spalleggiarlo nella promozione degli sport a cavallo negli Emirati e nel mondo c’è la moglie Haya bint Al Hussein, riconfermata presidente della Federazione equestre internazionale fino al 2014 e membro del Comitato olimpico internazionale, figlia di re Hussein di Giordania e donna di grande dinamismo e forte impegno anche nelle politiche umanitarie dell’Onu.

Anche i cavalli, quindi, sono un tratto distintivo della personalità e della volontà di Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum di vivere in relazione costante con il mondo, di essere ispirato sempre e comunque da un’ottica globale nelle proprie scelte. Andò in questo senso, per esempio, la realizzazione di Dubai International Endurance City, l’enorme complesso costruito per ospitare i Mondiali di endurance 2005.

Per rendere l’idea di cosa sia questa cittadella dell’endurance, basti pensare che è dotata di un vet-in con 15 ingressi, strutture fisse per l’accoglienza del pubblico, ristoranti, sale convegni, esclusivi salotti a disposizione degli sponsor e scuderie dotate di ogni comfort per i cavalli.

Nei pressi dell’arena dove si svolgono le operazioni di gara, venne costruito ex novo un prestigioso quanto esclusivo resort di 115 camere, il Bab Al Sham, quartier generale in occasione delle gare ma che è immediatamente diventato un luogo di vacanze esclusive e affascinanti.

Altrettanto stupefacente, legata anch’essa agli sport che mettono al centro dell’attenzione il cavallo, è Meydan City, un’autentica meraviglia realizzata a sette chilometri dall’aeroporto, ad appena cinque minuti dalla centralissima Sheikh Zayed Road.

Ispirata a un termine arabo che richiama alla mente un luogo d’incontro e di competizione, ma all’insegna dell’eccellenza e dei successi, Meydan City si estende su un’area di 76 milioni di metri quadrati e ha il proprio fiore all’occhiello nel Meydan Racecourse, il grande ippodromo che ha aperto i battenti in occasione della Dubai World Cup 2010: un chilometro e 200 metri di pista realizzata con tecniche d’avanguardia, 60.000 posti a sedere, un lussuoso hotel a cinque stelle con circa 400 fra camere e appartamenti con vista sull’ippodromo, ristoranti, teatro, museo dedicato alle corse ippiche, un parcheggio per 10.000 auto, una linea di trasporto su rotaia capace di traghettare fino a 10.000 persone all’ora.

Meydan City non è solo questo, però, a cominciare da Meydan Marina, un porticciolo capace di ospitare 80 posti barca, realizzato nei pressi dell’ippodromo e collegato a Dubai City da un canale di quattro chilometri così da facilitare anche gli spostamenti di chi preferirà arrivare a bordo pista a bordo del proprio yacht.

A poca distanza sorge Meydan Metropolis, un’area interamente dedicata al business con 17 grandi edifici polifunzionali e dotati naturalmente di ogni genere di comfort e tecnologia.

Un’altra “anima” del complesso è il Meydan Godolphin Parks, un’area che ha il proprio marchio distintivo nel Godolphin Tower, un edificio di 40 piani dedicato al cavallo, concepito intorno a una gigantografia della testa di un cavallo, che ne fora in tutto e per tutto il profilo, richiamando alla mente uno dei segni distintivi della storia e delle tradizioni degli Emirati.


dalla
Regione Marche

Redazione Ancona Notizie
Pubblicato Sabato 9 giugno, 2012 
alle ore 12:06
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