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Le organizzazioni sindacali esprimono preoccupazione per il porto di Ancona

"Sono stati messi da parte esperienza, consenso e progettualità"

Alessandro Mancinelli, Marco Bastianelli, Giorgio Andreani

Il porto di Ancona è il più grande hub economico e lavorativo delle Marche e contribuisce in modo determinante a definire la rete infrastrutturale del territorio. Sono oltre 6.500 le persone che, ogni giorno, entrano nell’area dello scalo per lavoro, con una movimentazione in crescita costante negli ultimi anni e che già oggi registra una netta ripresa di traffici sul 2020, con +24% di merci, riallineandosi al 2019. Di dimensioni maggiori sono le ricadute nell’indotto.

Numeri importanti, che restano, al di là delle incertezze temporanee create dalla pandemia.

IL DINAMISMO DELLO SCALO – Sono diversi i fattori alla base del dinamismo del porto di Ancona. Ci sono la sua collocazione come porta d’Oriente, i fondali profondi e il numero delle banchine, il successo di un’impostazione pubblico-privata, la presenza della cantieristica pubblica e privata, la creazione di un sistema di servizi collegati, il riconoscimento di porto capofila dell’Autorità del Medio Adriatico nonché l’inserimento nei cosiddetti corridori Ten –T con la definizione di porto “core”. Per tutti questi motivi, lo scalo dorico va rilanciato.

LE PREOCCUPAZIONI DEL SINDACATO – Nonostante tutto, però, in questi mesi si è perso tempo in una guerriglia politica che ha perso di vista, fin dall’inizio, il merito degli interessi del porto. Il risultato è evidente: sono stati messi da parte esperienza, consenso e progettualità e si è anche registrata la perdita della capacità di incidenza nelle scelte governative. Oggi ci si affida ad un Commissariamento di riconosciuta autorevolezza con la speranza di individuare un nuovo presidente. Dalla Regione, il sindacato attende un atteggiamento costruttivo: anche rispetto a quello che è il nodo dell’attività portuale – ovvero la rete infrastrutturale – che non consente allo scalo, al momento, di dispiegare al massimo il proprio potenziale. Oggi vengono anticipati importanti incrementi di risorse che dovranno essere misurati alla prova della concretezza e della realizzazione, 62 milioni sono risorse importanti anche se, percentualmente, il porto di Ancona rappresenta una quota di attività, ben più alta all’interno dell’Autorità di sistema portuale. Per ora, restano le preoccupazioni.

LE RICHIESTE DI CGIL, CISL E UIL MARCHE – Le richieste sono note da tempo ma restano ancora senza risposte adeguate. Eppure la stessa discussione sull’introduzione della Zes, (zona economica speciale), o della ZLSR (zona logistica semplificata rafforzata) – per rilanciare lo sviluppo delle aree del cratere sismico come quelle del Fabrianese – si reggono solo attraverso una progettualità basata anche sul porto di Ancona. E’ importante realizzare il complesso degli interventi che garantiscono la viabilità in uscita dal porto, a partire dal cosiddetto “ultimo miglio” che, uscito dal Pnrr, è ora tra le opere oggetto di commissariamento ministeriale: adesso si tratta di vigilare affinché l’opera venga realizzata. Tanto più ora quando stanno prendendo corpo i cantieri per il raddoppio della Statale 16, nel tratto Torrette-Falconara.

Per questo, servirà un forte protagonismo della Regione e delle istituzioni.

Da mesi, inoltre, si attende il completamento del “triangolone” di Rfi: 90 milioni di euro che consentirebbero di riprofilare la costa a nord del porto, riconnettendosi all’ “ultimo miglio”.

In questo contesto, c’è anche una stretta connessione con l’Interporto di Jesi per una gestione integrata delle merci su rotaia.

Il completamento della banchina 27 deve essere fatto nel più breve tempo possibile.

Sull’altro versante, va salvaguardato al meglio il previsto investimento per ampliare le aree a mare, dedicate a Fincantieri: 90 milioni: un’occasione fondamentale per creare nuovi posti di lavoro. Al progetto, va affiancato un progetto d’insediamento formativo per i lavoratori.

Un’altra questione in ritardo è quella sul potenziamento della rete ferroviaria Adriatica. Mentre, sul fronte viario, occorre comprendere che il porto di Ancona si colloca nella maniera migliore sulla direttrice trasversale che, dai Balcani, arriva alla Spagna. Di qui, infine, la centralità di una strategia che consenta il più veloce collegamento Ancona- Civitavecchia: questo sarà infatti il futuro itinerario privilegiato di buona parte delle merci in transito, in un contesto nel quale, prima o poi, l’Europa metterà mano alla definizione dei corridoi trasversali.

Il futuro Presidente dell’Autorità Portuale del Medio Adriatico dovrà essere capace di far proprie queste tematiche – con competenza, fuori da politicismi – , riprendendo i percorsi di positivo confronto realizzati in questi anni; in un quadro di valorizzazione dell’apporto fondamentale, per il futuro dello scalo, delle elevate professionalità dei lavoratori e della forte presenza di OO.SS. da sempre vigili e attente alle tematiche strategiche, come alle questioni più direttamente attinenti all’occupazione e alla sicurezza del lavoro. Un tema, questo, che andrà ripreso un attimo dopo l’insediamento dei nuovi vertici dell’Autorità Portuale.

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