I Verdi contro le trivellazioni petrolifere nell’Adriatico
“Si, una moratoria delle trivellazioni petrolifere nel mare Adriatico è necessaria e indispensabile”. Questo, quanto affermato da Adriano Cardogna, Presidente della Commissione politiche Europee, intervenuto, venerdì 28 settembre a San Benedetto del Tronto, al Forum Nazionale degli amministratori per l’Ambiente organizzato dal comune di San Benedetto del Tronto e dalla Fondazione UniVerde.
Venerdì e sabato amministratori esperti e studiosi si ritroveranno per parlare del governo del territorio, di valorizzazione dell’ambiente, di etica e green economy. “E’ cosa di ogni giorno ascoltare parole allarmanti sullo stato di salute del Pianeta – ha detto Cardogna – inviti a fermare la macchina mortale dell’inquinamento, a cambiare vita proprio per consentire il diritto all’esistenza a chi verrà dopo di noi. Eppure sono solo parole. I fatti sono altri come quelli, scritti dal decreto sullo sviluppo del Governo Monti che ha di fatto regalato alle società di ricerca petrolifera, la possibilità di cercare idrocarburi vicino alle coste, nelle aree protette, nel nostro piccolo mare Adriatico.
E’ un regalo perché di fatto queste società non avrebbero convenienza alcuna nella ricerca se non quella dei contributi statali che raggiungono un 40% delle spese a fronte di scorte petrolifere presenti nel nostro mare Mediterraneo pari a 10,3 milioni di tonnellate che, ai consumi attuali sarebbero sufficienti per il fabbisogno nazionale per solo 7 settimane. Il decreto sviluppo rende infatti possibile far ripartire i procedimenti autorizza tori per la ricerca petrolifera bloccati nel 2010. A fine giugno 2012 i permessi di ricerca già rilasciati nell’area dell’Adriatico centromeridionale erano 7. A questi bisognerà aggiungere nel prossimo futuro anche 14 istanze di ricerca presentate per un mare già fortemente inquinato, arteria marittima parte integrante del sistema di trasporto mediterraneo con rotte in cui viaggia principalmente il petrolio che rappresenta e lo sarà ancora per molti anni la voce più importante del flusso merceologico del mare Adriatico.
Un’area marina dove sono operative circa 50 piattaforme e circa 940 pozzi per l’estrazione del gas collocate principalmente nel medio e alto Adriatico. Come se non fosse sufficiente il bacino oltre ospitare due dei maggiori porti petroliferi italiani, Trieste e Porto Marghera, di Koper in Slovenia, di Rieka e Omisalj in Croazia ha anche in via di realizzazione numerosi impianti di rigassificazione: Trieste, Brindisi, Ravenna, Taranto Monfalcone, e le nostre Falconara e Porto Recanati. Tutto questo cozza inevitabilmente con quelle che sono le strategie della Regione Marche di costituire la Macroregione europea Adriatico ionica che ha tra le sue strategie più importanti quella di collegare ma anche di proteggere i territori della macroregione per promuovere lo sviluppo sostenibile e al contempo il fragile ambiente marino e costiero. Per questo è fondamentale che la Regione si attivi, in collaborazione con lo IAI (Iniziativa adriatico ionica) per far divenire l’Adriatico un’area marina particolarmente sensibile PSSA.
E’ ora di scegliere – ha concluso Cardogna – o tuteliamo l’ambiente di questa splendida regione e con esso la salute dei marchigiani, il turismo e l’economia ad esso legata, o avremo un mare di trivelle per arricchire società petrolifere che nulla hanno a che fare con i nostri obiettivi e il nostro sistema economico”.
da Adriano Cardogna
consigliere regionale Verdi
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