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L’INDIPENDENZA DEL KOSOVO

circolo africa

Olivier Di Giacomo
Domenica 17 febbraio 2008 resterà sempre una data fondamentale nella storiografia del popolo kosovaro. Il Parlamento di Pristina si è infatti riunito in seduta straordinaria ed ha proclamato unilateralmente l’indipendenza del Kosovo dal resto della Serbia mettendo così fine a due anni di negoziati falliti tra i protagonisti.
Il sogno di numerosi Albanesi della provincia serba è finalmente realizzato! La proclamazione è stata festeggiata nella capitale kosovara da una folla impazzita. Clacson, petardi e bandiere albanesi ed americane hanno accompagnato il corteo.
Ognuno di noi avrà la sua idea sulla legittimità di questa decisione. La domanda che tutti si fanno tuttavia è di sapere se questa proclamazione calmerà le tensioni nate dallo status quo che prevale dall‟instaurazione del protettorato internazionale nel 1999 o riaccenderà i bracieri mal spenti della regione balcanica. Kosovo

Le reazioni internazionali.

Gli Stati Uniti, per voce del suo segretario di stato Condoleezza Rice, hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo. L’Europa è più divisa. L‟Unione europea ha in effetti deciso al termine della riunione dei ministri degli Esteri svoltasi il 17 febbraio a Bruxelles, di lasciare ai singoli stati membri la decisione sull‟eventuale riconoscimento del Kosovo. Temendo che essa incoraggi i separatismi, cinque paesi dovrebbero astenersi (Cipro, Grecia, Spagna, Romania e Slovacchia). La Francia, la Germania, la Gran Bretagna – e anche la Turchia – hanno già riconosciuto l‟indipendenza del Kosovo. Il ministro degli Esteri italiano Massimo D‟Alema ha annunciato che Roma farà altrettanto. La Russia ha condannato la decisione del parlamento kosovaro che ha qualificato come una violazione dell‟integrità territoriale della Serbia. Perfino la Cina ha espresso preoccupazioni per la stabilità e la sicurezza dei Balcani. Da parte sua, Belgrado ha categoricamente rifiutato l‟indipendenza del Kosovo. Il presidente serbo Boris Tadic, appoggiato da Mosca, ha dichiarato nulla la proclamazione d‟indipendenza che è, secondo lui, contraria alla Carta delle Nazioni Unite ma anche alla risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle NU che riconosce esplicitamente la sovranità della Serbia sul Kosovo. Il premier serbo ha inoltre ribadito che il suo paese non riconoscerà mai l’indipendenza e si impegnerà ad opporsi con tutte le misure diplomatiche, politiche e economiche possibili.


Missione europea.
Rispettando quello che era stato previsto nel piano dell‟inviato speciale delle NU per il Kosovo, il finlandese Matti Ahtisaari – che non mai stato discusso in seno al Consiglio di sicurezza delle NU poiché Mosca ha sempre minacciato di porre il veto ad una nuova risoluzione che appoggi l‟indipendenza del Kosovo –, il parlamento kosovaro ha dichiarato che il Kosovo sarà “una società democratica, laica e multietnica” che accoglierà la presenza internazionale destinata ad accompagnare l‟inizio dell‟indipendenza del Kosovo e ad evitare lo scoppio di violenza tra le comunità serba e albanese. L‟Unione europea, divisa sulla questione del riconoscimento del Kosovo, ha in effetti deciso di mandare, senza l’avallo delle NU, una forza chiamata “Eulex” in Kosovo. Quella missione di duemila poliziotti e giuristi rileverà, durante un periodo di transizione di 120 giorni, la missione delle NU in Kosovo (MINUK) che amministra la provincia dalla fine della guerra del 98-99. Conseguenze sul Kosovo e la regione dei Balcani. Per il Kosovo, c‟è il rischio che la proclamazione dell‟indipendenza abbia solo un effetto simbolico, che la situazione economica peggiori – il che sarebbe favorevole allo sviluppo della mafia – e che provocazioni di ogni genere mettano il fuoco alla polvere. La situazione del popolo kosovaro è precaria ma potrebbe esserla ancora di più. In effetti, il Kosovo dipende della Serbia per il suo approvvigionamento di energia ma anche in prodotti alimentari di base. Peraltro, adesso che il Kosovo è indipendente, si temono violenze tra gli Albanesi e la minoranza serba. I Serbi del Nord della provincia (dove vivono 40.000 dei 120.000 Serbi del Kosovo) hanno annunciato che organizzeranno le elezioni comunali previste in maggio in Serbia e formeranno il loro Parlamento. La comunità serba del Kosovo rischia di essere la fonte di numerosi problemi: da otto anni, hanno sviluppato istituzioni proprie e è più che evidente che non accetteranno mai di essere sottomessi alla sovranità degli Albanesi. Fino a questo momento, solo qualche incidente è avvenuto, a qualche posto di frontiera e a Belgrado e in altre città della Serbia dove manifestanti serbi nazionalisti hanno attaccato edifici che ospitano le rappresentanze americane, europee e delle NU o negozi appartenenti a società provenienti da paesi che hanno riconosciuto il Kosovo, come ad esempio la Slovenia. Per fortuna, si tratta solo di scaramucce dovute ad individui isolati e il governo serbo ha annunciato che non manderà l‟esercito in Kosovo. Però, chi può escludere che quella promessa non sarà rimessa in questione se i Serbi del Kosovo saranno fatti oggetto di violenza? Quel rischio è soprattutto importante nel nord del Kosovo in cui vivono la maggior parte dei Serbi del Kosovo. Inoltre, la proclamazione unilaterale d‟indipendenza del Kosovo potrebbe anche rendere più fragile la stabilità degli altri paesi balcanici. C‟è da temere, per esempio, che i Serbi della Bosnia avanzino rivendicazioni similari.

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Redazione Ancona Notizie
Pubblicato Giovedì 21 febbraio, 2008 
alle ore 8:56
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