Neri Marcorè alla Loggia dei Mercanti ha raccontato ieri la sua esperienza personale con gli autistici: “E’ stato toccante conoscere ragazzi affetti dalla malattia, chiusi in una gabbia trasparente che impedisce loro di comunicare” .

Neri Marcorè ha commosso ieri alla Loggia dei Mercanti il folto pubblico presente raccontando la sua vicenda personale di avvicinamento all’autismo, in occasione dello studio del personaggio autistico della miniserie tv “E poi c’è Filippo”.

“E’ stato proprio un ragazzo autistico di Chiaravalle a permettermi di capire quanto importante fosse trattare l’argomento con equilibrio e delicatezza” ha spiegato Neri alle persone sedute in sala.

Marcorè si è poi soffermato sull’importanza di continuare a studiare la malattia al fine di conoscerla meglio, in quanto ancora non se ne sono individuate con certezza le cause e i meccanismi. Interessante anche la conferenza tenuta dal luminare Bruno de Halleux, venuto appositamente da Bruxelles per l’occasione. Il suo intervento ha cercato di entrare nel vivo della malattia, esaminando casi specifici e dando consigli concreti a genitori, familiari e operatori che quotidianamente si confrontano con l’autismo.

Per Giorgio Gaber ha speso parole affettuose e solenni: “Nessuno può contestare Gaber. Lo ammiro perché, anche se negli ultimi anni la sua visione del mondo era un po’ cambiata e si era fatta disillusa, ha comunque sempre continuato a spingere verso la creatività. Voleva che i bambini non diventassero dei modellini da conformare in base alle esigenze della società”.

A. Fabietti