Conero Endurance Cup, una giovane atleta marchigiana per Italia Endurance
“I sogni son desideri“, il celeberrimo motivetto canticchiato da Cenerentola nell’omonimo film di Walt Disney, è anche il “credo” che ha ispirato i 19 anni – molti dei quali vissuti a cavallo – di Carolina Tavassoli Asli, la giovane amazzone marchigiana che pochi mesi fa ha visto il suo sogno diventare realtà.
Quando approdò a Italia Endurance, la scuderia gestita dal campione mondiale a squadre 2005 Gianluca Laliscia, confessò senza pudore di avere un sogno importante da realizzare: “Vorrei gareggiare nel deserto degli Emirati Arabi Uniti“.
Detto, fatto: il 10 dicembre in sella a Fiwa di Pegaso, Carolina ha difeso e ben rappresentato l’Italia al Campionato mondiale young riders che si è corso ad Abu Dhabi; è stata l’unica portacolori azzurra a portare a termine i massacranti 120 chilometri del percorso iridato.
“Un’esperienza indimenticabile – racconta la 19enne di Monte San Pietrangeli – vissuta al termine di un cammino esaltante, che mi ha portato a conquistare la convocazione e a veder realizzato il sogno che cullavo sin da quando avevo iniziato a impegnarmi nell’endurance“.
E siccome la storia è fatta di corsi e ricorsi, ecco Carolina e le sue Marche “restituire” tanta emozione accogliendo idealmente Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum, gli Emirati Arabi Uniti e l’endurance di quel Paese in occasione di Marche Endurance Lifestyle 2012 e della Conero Endurance Cup del 16 giugno.
La giovane atleta gareggia sotto le insegne di Italia Endurance e della scuderia guidata da Gianluca Laliscia, struttura referente esclusiva per l’Italia di Sheikh Mohammed.
Un’opportunità unica per una ragazza che soltanto sette anni fa si affacciava con entusiasmo e curiosità nel mondo dell’endurance. “E sì – sorride Carolina – perché iniziai proprio nel 2005.
Avevo dodici anni e frequentavo il circolo Azalee del Conero di Giorgio Cingolani per prendere delle lezioni, coltivare la mia smisurata passione per l’equitazione e nulla più. Abitando a dieci chilometri dall’ippodromo San Paolo di Montegiorgio mi facevo accompagnare da mia madre e mio padre a vedere queste fantastiche creature.
Alla fine non mi accontentai più di guardare i cavalli da lontano, volevo accarezzarli e stare in mezzo a loro così ero sempre nelle scuderie a parlare con i maniscalchi e gli uomini di scuderia.
Quando mi veniva regalato un ferro ero la persona più felice del mondo.
Compiuti sette anni i miei si sono decisi a portarmi al maneggio di Cingolani dove, oltre all’avviamento si pratica endurance. Accadde così, quasi per caso, che Giorgio, parlando con mia mamma buttò lì l’idea di farmi partecipare a una gara sui 30 chilometri“.
Ecco, quindi, quando scattò la “scintilla”.
“Ricordo quel giorno in ogni suo momento – confessa Carolina – perché mi sembrò di toccare il cielo con un dito: un cavallo tutto per me, sotto la sella, per una gara in cui non ero più un’allieva che prendeva lezioni ma un’atleta a tutti gli effetti.
Io e il cavallo a scambiarci sensazioni, emozioni, a condividere una sfida. Proprio come quella di pochi mesi fa negli Emirati.
Tanto entusiasmo il giorno della convocazione, tanta ansia nei giorni che hanno preceduto la partenza – spiega – che sono scomparsi d’un colpo quando sono arrivata ad Abu Dhabi, insieme a mia sorella e agli altri ragazzi della Nazionale.
E poi la gara, in quel mondo sognato per anni“.
Un sogno che s’è trasformato in realtà e che Carolina ha già scelto come catalogare: “Prima lo vedevo come un punto d’arrivo, ma ora è diventato un punto di partenza“.
Dal quale scattare, sia chiaro, come sempre al galoppo.
dalla Regione Marche
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