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Delitto di via Crivelli, primo incontro in aula tra Tagliata e la sua ex-fidanzata

I due giovani si sono rivisti per la prima volta dal 7 novembre, data del duplice omicidio di Roberta Pierini e Fabio Giacconi

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Omicidio Ancona

Ha avuto luogo nella giornata di giovedì 18 febbraio, presso il Tribunale di Ancona, il primo incontro dal 7 novembre scorso tra Antonio Tagliata e la sua ex-fidanzata 16enne, accusati entrambi di aver ucciso Roberta Pierini e Fabio Giacconi, genitori della ragazza.

I due sono stati ricondotti nel capoluogo dorico dai rispettivi luoghi di detenzione, vale a dire il carcere di Marino del Tronto e l’istituto penale per i minorenni situato sull’isola di Nisida, nel Golfo di Napoli: per l’intera durata dell’incidente probatorio i giovani non si sono però rivolti né lo sguardo né tantomeno la parola.

Non sono invece mancate le accuse da parte di Tagliata, che seppur fiaccato dagli psicofarmaci somministratigli in carcere (conseguenza del suo tentativo di suicidio risalente al gennaio scorso) ha ribadito la propria versione della vicenda.

In origine il 18enne avrebbe comprato l’arma del delitto (assieme a ben 86 proiettili) non per uccidere o minacciare i genitori della ragazza, bensì per togliersi la vita qualora essi avessero continuato ad opporsi alla relazione tra i due giovani. Il faccia a faccia tra i quattro, sin dalle prime battute, avrebbe però preso una piega negativa, culminando così nella sparatoria finale: a tal proposito, Tagliata ha sostenuto di aver fatto fuoco dopo aver visto Fabio Giacconi dirigersi verso l’armadio dov’era custodita la sua sciabola da ufficiale dell’Aeronautica. I due fidanzati a quel punto si erano dati alla fuga, venendo poi rintracciati nel giro di poche ore presso la stazione ferroviaria di Falconara Marittima.

Di fronte alle parole del 18enne, la figlia della coppia massacrata a colpi di pistola è scoppiata in lacrime. Secondo quanto dichiarato dai familiari del giovane, inoltre, Tagliata si sarebbe reso protagonista di gesti autolesionistici con un lametta da barba all’interno della propria cella, motivo per il quale il suo avvocato difensore ha chiesto nuovamente il suo trasferimento in una struttura psichiatrica.

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